È stato votato all’unanimità nei giorni scorsi dal Consiglio provinciale di Modena l’impegno a inserire nel proprio statuto norme antidiscriminatorie che garantiscano una rappresentanza paritaria dei sessi, e comunque non inferiore a un terzo, nella composizione della Giunta e degli organi collegiali di enti, aziende e istituzioni della Provincia. La modifica dovrà essere introdotta entro la fine del 2007, anno europeo delle Pari opportunità per tutti.


La proposta, che risponde alla richiesta di inserire norme antidiscriminatorie negli statuti degli enti locali approvata all’unanimità dalla Conferenza provinciale delle elette lo scorso 5 febbraio, era firmata da tutte le consigliere provinciali e dai capigruppo. Nel presentarla, Caterina Liotti (Ds) e Claudia Severi (Forza Italia), rispettivamente presidente e vice della Conferenza delle elette, hanno sottolineato come “il deficit di rappresentanza delle donne nelle cariche elettive sia particolarmente grave nel nostro paese che si attesta al settantesimo posto nella classifica mondiale. E’ importante notare invece che tra i primi venti paesi, 17 hanno in vigore norme antidiscriminatorie”.
In Italia, negli organi dove sono maggiormente rappresentate, Camera dei deputati e Consigli comunali, le donne superano di poco il 17 per cento degli eletti. Migliore la situazione in Consiglio provinciale dove le donne sono circa il 30 per cento dei consiglieri.

Cesare Falzoni (An) ha rilevato che i numeri della Giunta provinciale (due donne su dieci assessori) non si discostano molto dalla media nazionale a riprova del fatto che “quando si tratta di attribuire potere decisionale, anche una Provincia che si definisce aperta non si comporta diversamente dal resto del Paese. La proposta di questo ordine del giorno invece è coerente con le enunciazioni e per questo va sostenuta”.
Tomaso Tagliani (Udc), sottolineando quanto sia difficile per i comuni della montagna trovare donne da inserire nelle liste, ha suggerito di “fare delle conferenze per invitare le donne alla partecipazione politica, perché quelle che ci sono si sono dimostrate molto capaci e determinate”.
Elena Malaguti (Margherita) ha spiegato che il tema di introdurre le quote “all’inizio non appassionava nessuna di noi, ma poi abbiamo ritenuto che fossero necessarie e favorissero la massima rappresentatività di tutti, donne, giovani e diversamente abili”.
Per Franca Barbieri (Ds) “più donne nelle istituzioni sono necessarie per raggiungere quella massa critica che può dare un segno diverso alla politica, riavvicinandola alle persone e ai problemi della quotidianità”.
Lella Rizzi (Ds) ha aggiunto che è una caratteristica delle donne “coniugare tanti ruoli, competenze e capacità e se anche, come ho sperimentato sulla mia pelle, per restare in politica dobbiamo fare di più e meglio degli uomini, riusciamo a farlo facilmente”.