Su 427 mila lavoratori in provincia di Bologna, 144 mila (un terzo) sono atipici che lavorano in particolare nei servizi, nell’industria e, in maniera minore, in agricoltura. Sono prevalentemente giovani, ma possono arrivare con lo stesso contratto anche fino ai 39 anni. Il 68% degli atipici rappresentato da donne.


E’ questa la fotografia scattata dalla Cisl di Bologna, che analizzando i dati Istat sull’occupazione in provincia, mette in evidenza le criticit di questo tipo di contratto lavorativo: dai pagamenti irregolari e bassi alla difficolt a fare progetti per il futuro e a crescere professionalmente.
In media sette lavoratori su dieci percepiscono una retribuzione mensile che non supera o li supera di poco i mille euro netti. Il dato acquista particolare rilevanza considerando che la maggior parte di essi lavora per un unico datore di lavoro, che rappresenta dunque l’unica fonte di reddito.
L’irregolarità dei pagamenti, secondo la Cisl, ostacola la capacit progettuale degli atipici che rischiano di “cadere in uno stato di precariet economica difficilmente gestibile”.

“Secondo un recente studio – continua il segretario – molti lavoratori non dipendenti affermano che le proprie capacit nel lavoro sono utilizzate solo in parte, inutilizzate in larga misura o totalmente inutilizzare. I giovani poi percepiscono che hanno scarse opportunit di incidere personalmente sulle decisioni e che, anzi, i cambiamenti incontrano generalmente resistenze”.

Al fine di aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo del lavoro, la Cisl di Bologna ha attivato uno sportello “Alai”, una sorta di “laboratorio sindacale”, che raccoglie curricula vitae e offre consulenze.