Sostanziale consolidamento dei livelli di occupazione (305.300 i modenesi al lavoro nel 2006) con una piccola limatura dell’indice di disoccupazione (dal 3,5 al 3,4 per cento) anche più accentuata per quanto riguarda le donne (dal 5,2 al 4,8 per cento), mentre crescono sia i contratti di somministrazione e quelli dei lavoratori parasubordinati.


Durante l’ultimo anno il mercato del lavoro modenese è stata caratterizzato da una accelerazioni delle assunzioni (109.076, più 6,1 per cento rispetto al 2005) così come delle cessazioni dal lavoro, ma con un saldo positivo di 4.266 contratti. Gli avviamenti dei lavoratori stranieri sono ormai più di uno su quattro (26,7 per cento) provenienti in particolare dall’Africa (Marocco, Tunisia e Ghana i tre paesi principali) e dall’Europa dell’Est (Polonia, Romani e Ucraina).
Secondo l’Inail, nello stesso periodo, il mercato del lavoro modenese ha registrato, inoltre, quasi 15 mila assunzioni con contratto di lavoro parasubordinato (gli stranieri sono il 14,2 per cento) rispetto alle circa 9 mila dell’anno precedente.
L’incidenza dei rapporti a termine sull’occupazione complessiva è aumentata fino al 9,1 per cento (nel 2005 era all’8,4) soprattutto a causa di una diminuzione, nelle nuove assunzioni, di rapporti a tempo indeterminato (sono stati solo il 24,1 per cento, tra le donne la quota scende al 19,8 per cento) e a un aumento dei contratti di somministrazione che hanno raggiunto ormai il 16,7 per cento (nel 2005 erano il 15,1) con una leggera prevalenza per la componente femminile (17,4 per cento).
Per le donne, in particolare, oltre la metà dei nuovi contratti è a tempo determinato (53,6 per cento contro il 45,4 per cento degli uomini) e sembra rallentare la crescita del part-time che complessivamente rimane intorno al 15 per cento.
I settori della produzione di beni strumentali e le lavorazioni meccaniche (più 1780 avviamenti) mostrano una rinnovata capacità di assunzione, il tessile-abbigliamento risulta più stabile rispetto all’anno precedente, mentre l’industria ceramica e le macchine elettriche non mostrano una situazione altrettanto favorevole. Continua invece la crescita dei servizi con un ulteriore crescita degli inserimenti diffusa nei diversi segmenti del terziario: dal turismo ai servizi alle imprese, dai servizi pubblici al commercio.

Sono alcuni dei dati del Rapporto 2006 sul mercato del lavoro modenese che viene presentato domani, venerdì 30 marzo, alle 9,30, nella sala conferenze della sede della Provincia di via della Costellazioni 180 a Modena, ai componenti della “Conferenza provinciale di coordinamento del sistema integrato istruzione formazione lavoro” e degli altri organismi impegnati sui temi dell’occupazione.
L’incontro sarà introdotto dall’assessore provinciale al Lavoro Gianni Cavicchioli che sottolinea come “emerga chiaramente la fotografia di una realtà solida, di piena occupazione e molto dinamica che però non deve farci dimenticare le difficoltà di alcuni settori economici, così come la necessità di una riflessione sui cambiamenti dei rapporti di lavoro”.

Tra le novità del Rapporto anche alcuni approfondimenti sulle peculiarità dei distretti (questa volta tocca a Mirandola e Vignola) sviluppati attraverso interviste realizzate con esperti e testimoni significativi del mondo economico “dalle quali emergono – spiega Cavicchioli – indicazioni importanti sull’andamento dei settori produttivi, sulla capacità di assorbimento di manodopera e sulle modalità di inserimento dei lavoratori nel mercato locale”.

Rispetto alle difficoltà di alcune aziende e di alcuni settori economici, il 2006 è stato caratterizzato da una leggera crescita degli iscritti alla mobilità (a fine anno erano 4.771 contro i 4.674 del 2005) ma con un forte aumento del numero dei lavoratori che nel corso dell’anno sono usciti da questa condizione (2.378 contro i 1.561 dell’anno precedente) a conferma di «una buona capacità di assorbimento delle situazioni di crisi più o meno strutturali». Calano anche le procedure di mobilità con segnali positivi da alcuni settori ma, avverte l’assessore Cavicchioli, non mancano “segnali d’allarme che riguardano imprese anche medio-grandi: diminuiscono le procedure di mobilità, infatti, però sono relative a numeri più alti di dipendenti”.