Eseguito il primo trattamento a Bologna di trombolisi nell’ictus cerebrale ischemico acuto. È
accaduto all’ospedale Maggiore, dove un giovane bolognese di 38 anni, ricoverato presso il
reparto di Cardiologia dell’ospedale Maggiore, alle 8.30 della mattina di venerdì 29 giugno ha
presentato i segni clinici di un infarto cerebrale (afasia, ovvero perdita della capacità di parlare, ed
emiplegia, ovvero una paralisi di tutta la metà destra del corpo).

I cardiologi hanno immediatamente attivato il team multidisciplinare che ha eseguito il protocollo predefinito per la trombolisi dell’ictus ischemico acuto. La TAC e l’angio (TC) hanno confermato l’occlusione di un’arteria cerebrale.
Dopo 2 ore dal trattamento il giovane ha recuperato la parola e dopo 72 ore anche la piena
funzionalità del lato paralizzato. Un risultato importante se si considera che l’ictus è la prima causa nel mondo di disabilità e la terza causa di morte.

La trombolisi cerebrale è una terapia finalizzata allo scioglimento di un trombo o di un embolo che
ha occluso un’arteria cerebrale con conseguente ischemia (mancanza di sangue e ossigeno)
cerebrale , che può evolvere in alcuni casi verso l’infarto cerebrale irreversibile. Tale terapia,
potenzialmente efficace, ma caratterizzata altresì da indicazioni ristrettissime, è utilizzabile solo
per una parte dei pazienti con ictus, ed è efficace solo se eseguita entro le prime 3 ore dall’esordio
dei sintomi e deve essere effettuata in centri autorizzati dalla Regione Emilia -Romagna perchè in
possesso di specifici requisiti.

Secondo Tommaso Sacquegna direttore della Neurologia – Stroke Unit dell’ospedale Maggiore:
“Occorre grande prudenza e oculatezza nell’uso del farmaco: non tutti gli ictus sono candidati al
trattamento con trombolisi, è garantito il risultato di completo recupero delle funzioni motorie.
Occorre infatti selezionare molto bene il paziente che deve avere precise caratteristiche cliniche e
non controindicazioni a questa terapia che altrimenti può dare gravi complicanze. Questo caso è indubbiamente esemplare della potenziale utilità del trattamento in quanto il giovane in questione
ha avuto tutte le condizioni cliniche e logistiche favorevoli al pieno successo della terapia”.