“A Pieve Modolena, intensificheremo la presenza dell’Unità di strada del Progetto Rosemary contro la tratta e lo sfruttamento della prostituzione, Unità che è comunque in servizio da una decina d’anni sulla via Emilia, quindi anche a Pieve, e in altri punti della città particolarmente esposti al fenomeno della prostituzione: la tangenziale e alcune strade periferiche, la stazione ferroviaria e, fuori città, la zona di Ponte Enza”.

Lo ha detto oggi l’assessore ai Diritti di cittadinanza e Pari opportunità del Comune di Reggio, Gina Pedroni, nel corso di una conferenza stampa in cui si è fatto il punto sugli interventi di assistenza sociale messi in campo dal Comune nell’ambito dello sfruttamento attraverso la prostituzione e il lavoro a Reggio Emilia.

“I nostri operatori – ha proseguito l’assessore Pedroni – hanno rilevato a Pieve la presenza di ragazze molto giovani, probabilmente in gran parte di nazionalità romena: il fatto che siano giovani, forse entrate da poco nel giro, può favorire il contatto con l’Unità di strada; per avvicinarle mettiamo in campo una mediatrice culturale romena specifica”. Riguardo a Pieve, l’assessore Pedroni ha avuto parole di elogio per i residenti: “Hanno reagito in modo non forcaiolo, ma positivo alla presenza della prostituzione nel loro quartiere. Hanno risposto proponendo alternative sociali valide, come una rinnovata presenza e rivitalizzazione degli spazi, con l’organizzazione di ritrovi e giochi collettivi. Alla denuncia, quindi, è seguita una risposta spontanea e vitale”.

All’incontro sono intervenuti anche la dirigente dell’assessorato Elena Edgarda Davoli, Alfa Strozzi funzionario per la Policy dell’inclusione e Giovanna Bondavalli, coordinatrice dei percorsi di accoglienza per le vittime dello sfruttamento sessuale e lavorativo che hanno illustrato i risultati del progetto Rosemary. L’Unità di strada cerca un contatto, poi instaura un dialogo, un rapporto spesso non semplice con le prostitute, distribuisce farmaci e cibo. La seconda fase è quella dell’accoglienza, che mira a regolarizzare i percorsi di vita (in Italia o con il rientro al Paese d’origine), l’inserimento nel mondo del lavoro e la casa. Il percorso di accoglienza dura circa un anno e mezzo.

Le persone accolte, quindi strappate alla strada e allo sfruttamento, sono state 107 fra il 2002 e il 2007. Di queste, 15 con figli e 14 di sesso maschile (è segnalato un incremento della prostituzione anche maschile).
Le nazionalità più rappresentate: Nigeria, Romania, Moldavia, Russia, Ucraina, Albania e Cina. Riguardo alle fasce d’età, sono stati contattati sei minorenni e oltre 100 ragazze e ragazzi di età compresa fra i 18 e i 30 anni, qualcuno oltre i 50. Sono 75 le persone per cui è stato avviato l’iter di regolarizzazione. Percorsi di alfabetizzazione per 40, mentre è stata avviata una formazione professionale per 39. Sono 155 gli inserimenti lavorativi avvenuti (possibili più inserimenti per persona). Oltre la strada, e con Rosemary, la vita può rinascere.