Serpeggia un allarme prezzi che Ascom Confcommercio giudica del tutto ingiustificato. Tanto più questo timore appare immotivato in quanto concentrato su beni di prima necessità come l’alimentare.

“Infatti – sottolinea Andrea Baraldi Segretario modenese di Fida (Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione aderente a Confcommercio) – la variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo, nelle sue diverse formulazioni ufficiali non lascia spazio a dubbi: l’inflazione complessiva è abbondantemente al di sotto del 2% e quella sui prodotti alimentari e le bevande poco sopra il 2%”.

In effetti la quotazione delle materie prime cerealicole in euro è cresciuta, dal dicembre 2004 al giugno 2007, di oltre il 50% a fronte di un’inflazione al consumo su pane e cerali del 3,3% nel medesimo periodo.

Risulta dunque quantomeno strumentale – prosegue Baraldi – accusare la distribuzione commerciale di avere incrementato i propri margini di profitto. Al contrario, questi semplici dati dimostrano come i profitti della distribuzione siano in via di progressiva e costante riduzione per via dell’accresciuta concorrenzialità del nostro sistema distributivo. Tra Tarsu, aumento dei servizi e dell’energia l’incremento dei costi per gli esercizi commerciali risulta pesante e siamo stanchi di dover fare da unici ammortizzatori tra produzione e consumatori così come è avvenuto negli ultimi cinque anni, fungendo sempre da capro espiatorio per l’intera filiera”.

In realtà – conclude Baraldi – come già successo in passato, le aziende associate ad Ascom-Confcommercio si adopereranno per intercettare le esigenze dei consumatori che fanno sempre più fatica a far quadrare i bilanci familiari, impegnandosi a far sì che gli aumenti delle materie prime non si trasformino in nessun aumento di prezzi al dettaglio ingiustificato”.