Sono soltanto in pochi a poter vantare di essere stati presenti nel paddock del Circuito del Fuji l’ultima volta che vi si è disputato un Gran Premio di Formula 1, nell’ottobre del 1976. Da allora il tracciato è stato sottoposto ad un ammodernamento, grazie al lavoro di Hermann Tilke e del suo team di progettisti. Date queste premesse dunque, il Gran Premio del Giappone di quest’anno rappresenta per tutte le squadre una grande incognita.


Come di consueto ormai, gli ingegneri fanno il loro ingresso in circuito con i computer aggiornati con ogni dato riguardante la pista, ma nel caso del Fuji, nel corso di questo weekend le cose non andranno esattamente allo stesso modo. “Il primo passo per prepararci alla gara si è compiuto quando abbiamo ricevuto la mappa dettagliata della pista, indispensabile per determinare le caratteristiche le curve, quale la misura dei loro radianti e le variazioni di altezza tra l’una e l’altra”, dichiara Luca Baldisserri, Responsabile delle Operazioni in Pista della Scuderia Ferrari Marlboro. “A partire da queste informazioni si iniziano a formulare ipotesi più verosimili su quale sia la traiettoria che prenderà il pilota; in altre parole quale sia la linea di corda migliore per ottimizzare il tempo sul giro. La mappa del tracciato e la sua linea di traiettoria ideale viene poi inserita all’interno del nostro simulatore, per calcolare quello che potrebbe essere il tempo sul giro su questa pista. Provvediamo inoltre ad inserire all’interno del programma anche le informazioni, piuttosto limitate, che possiamo ricavare riguardo ai livelli di grip dell’asfalto, che mettiamo in comparazione con quelli di altri circuiti simili, in modo da formulare una proiezione iniziale riguardante il grip”.

Il passo successivo consiste nel combinare i dati relativi ai livelli di forza di spinta verso il basso e valutare l’assetto complessivo della monoposto. “Una volta racolte queste informazioni, si avvia un normale programma di simulazione allo scopo di ottimizzare il livello di spinta verso il basso e produrre un primo elaborato di come dovrebbe essere il set-up ottimale della vettura – conferma Baldisserri – Non facciamo affidamento esclusivamente sul simulatore, ma ci avvaliamo anche di informazioni ricavate da video di altre categorie che hanno già corso sul Circuito del Fuji. Queste ci aiutano a formulare una visione generale del tracciato e a determinare quale traiettoria sia la più veloce da percorrere. Una volta che abbiamo prodotto una simulazione di tutto questo, intervengono i piloti, che se ne servono per prendere confidenza il più possibile con la nuova pista. A questo punto, possiamo anche decidere di far loro sperimentare differenti opzioni di assetto, che poi proveranno nelle prove libere del venerdì e nel weekend di gara”.

Il campo della simulazione, che permette ai piloti di esperire le caratteristiche di un nuovo circuito e apprenderne le traiettorie ideali, è uno strumento che si è inserito piuttosto di recente tra gli strumenti tecnici a disposizione di una squadra. “Dobbiamo ancora migliorare le fasi di sviluppo sul simulatore, dato che questo programma è in continua evoluzione – continua Baldisserri. – Certamente la simulazione si avvicina molto alla realtà ma non è ancora identica ad essa. Comunque è utile per consentire ai piloti di prendere confidenza con una pista e formulare alcune ipotesi di assetto della vettura”.

Data la sua origine giapponese, la Bridgestone ha avuto alcune esperienze nelle gare sul circuito del Fuji, che le hanno consentito di raccogliere molti dati tecnici riguardanti il tracciato. “In ogni caso, finchè non si corre su quel circuito con una monoposto di Formula 1 è difficile estrapolare i dati ricavati da altre serie e applicarli alla Formula 1 – riconosce l’ingegnere della Ferrari. “Ma la situazione sarà la medesima per tutte le squadre. La conoscenza del circuito maturata da parte della Bridgestone, ha portato alla scelta di due tipi di gomme che saranno messi a nostra disposizione, con le “medie” e le “morbide” selezionate per il weekend di gara. Tutte le squadre dovranno affrontare l’incertezza legata agli effetti delle sconnessioni sulla superficie del tracciato, o a come bisogna affrontare la guida sui cordoli, ed altre caratteristiche ancora da scoprire. Il circuito del Fuji si trova ad una altitudine più elevata rispetto a molti altri circuiti, ma non comunque tale da provocare effetti significativi, quindi sebbene comporterà una lieve perdita di potenza nel motore, ancora una volta questo effetto sarà comune a tutte le squadre. Il meteo potrebbe essere più difficile da prevedere. Abbiamo compiuto delle analisi sul meteo di quest’area negli ultimi anni e la conclusione alla quale siamo giunti è che sia in generale un po’ peggiore di Suzuka”.

In termini pratici, nonostante le squadre si troveranno ad affrontare le qualifiche del sabato e la gara di domenica con il medesimo approccio di tutte le altre, le prime tornate su questo nuovo tracciato saranno ovviamente diverse dal consueto. “Dato che questo è un circuito nuovo, di certo si imporrà di affrontarlo con un approccio differente, anche rispetto a come ci comporteremo nelle due sessioni di prove libere del venerdì – dichiara Baldisserri -, per il fatto che saremo costretti ad analizzare e ricavare tutti gli elementi che normalmente sono già presenti perchè raccolti nelle precedenti stagioni. Il nostro impegno è finalizzato a ottenere tutte queste informazioni già dal venerdì al Fuji: dati fondamentali come il tempo necessario a percorrere la pit lane e fermarsi per il rifornimento, gli effetti di usura su entrambe le mescole di pneumatici e le performance del carburante rispetto al tempo sul giro”.