È un collage di realtà e finzione, un continuo incrociarsi tra la Modena onirica, amata e odiata, di Antonio Delfini e la città ufficiale che appare nelle immagini della propaganda fascista il video documentario “M*** verofinta, Antonio Delfini e la Modena fascista” che sarà presentato mercoledì 5 marzo, alle ore 18, al Teatro San Carlo.

Il video, realizzato partendo da filmati dell’Istituto Luce, immagini dell’epoca e rielaborazioni digitali per ottenere un effetto anti-naturalistico, è stato curato da Stefano Calabrese, docente di Semiotica del testo all’Università di Modena e Reggio, e sarà distribuito nelle scuole. Il progetto è promosso dall’associazione Amici del Muratori, con il contributo della Provincia di Modena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con il patrocinio del Fotomuseo Panini e dell’Università.

«Un progetto che ha il pregio di sperimentare un modo nuovo di documentare e ricostruire la storia recente della nostra città – commenta Beniamino Grandi, assessore provinciale alla Cultura – e che abbiamo sostenuto volentieri per le sue finalità didattiche».
«Dopo aver promosso nel 2007, centenario della nascita, il Premio di poesia “Antonio Delfini” – dichiara Andrea Landi, presidente della Fondazione – proseguiamo nell’omaggio all’autore modenese con un’iniziativa si colloca nel panorama delle attività alle quali la Fondazione collabora nell’obiettivo di promuovere i caratteri e le tradizioni culturali del territorio».

Il corpo centrale del documentario alterna immagini suggestive di cui in parte fu autore lo stesso Delfini, a quelle degli eventi ufficiali come la visita di Starace o le esercitazioni ginnico-militari degli allievi dell’Accademia. Le “visioni delfiniane” dominano il racconto per immagini in cui la musica si fonde con le parole dello scrittore e diventa elemento centrale per compiere il salto tra il suo universo e l’immaginario fascista.
«Con “M*** verofinta” si vuole dare avvio a una vera e propria documentazione multimediale della città – spiega Calabrese – e proporre la riformulazione di nuove ipotesi di spazi urbani. E’ di fatto la prima pietra per un cine-museo da affiancare all’attuale Fotomuseo Panini da realizzare raccogliendo filmati amatoriali del Novecento attraverso gli archivi, anche privati. Infine, con la nascitura Fondazione Enzo Biagi si intende legare all’Università il progetto di sperimentare e regolamentare l’informazione a mezzo video, in tutte le sue forme storiche e giornalistiche».