“E’ triste, doloroso e assurdo – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – prendere atto che per l’ennesima volta in Italia in tema di ridimensionamento della spesa pubblica a pagare il prezzo più alto sia l’istruzione pubblica ed in particolare questa volta, i tagli preannunciati dal governo Berlusconi, riguarderanno, salvo cambiamenti, gli istituti con meno di 600 alunni, che verrebbero accorpati in modo da unificare le direzioni e le segreterie scolastiche senza però tenere conto della peculiarità del territorio italiano, caratterizzato dalla presenza del 72% dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti”.


Nella nostra provincia sono numerosi gli Istituti scolastici che non raggiungono il numero minimo richiesto e tra questi vi è anche l’Istituto comprensivo dei quattro comuni dell’alto Appennino (Buana, Collagna, Ramiseto e Ligonchio) che da solo copre il 10% del territorio provinciale.

“Nascere e rimanere – dichiara Stefano Regio gestore dell’Ostello di Casalino di Ligochio – a vivere in montagna sarà in questo modo ancora più difficile e ci sentiamo sicuramente traditi ed offesi da chi sventola in modo opportunistico la bandiera della valorizzazione delle piccole realtà territoriali come unica ed enorme ricchezza del nostro Paese e contemporaneamente però è pronto a ridurre e rendere meno agibili i servizi elementari che permettono una normale esistenza e permanenza in tali zone. La scelta che abbiamo fatto di restare a lavorare e vivere in montagna, investendo sul settore turistico con l’ostello di Casalino è perché crediamo che qui ci sia un futuro”.

“Si commentavano – continua Regio – fino a poco tempo fa gli agghiaccianti dati riguardanti il continuo spopolamento del nostro Appennino, è chiaro che se non cambierà la direzione che sembra aver intrapreso il Governo con il decreto 112 di quest’anno, questo potrebbe essere l’ultimo tassello in grado di dare un ulteriore accelerazione al triste fenomeno. Quante famiglie decideranno di trasferirsi verso centri meglio serviti per evitare ai propri figli un ingiusto e prematuro futuro da baby-pendolari? E quelle che non potranno, cosa faranno? Non è un po’ assurdo voler chiudere le strutture già esistenti per poi dover spendere ancora di più per ampliare quelle che dovranno assorbire le centinaia di alunni che si troveranno senza una scuola? Su chi ricadranno le spese per il trasporto dei ragazzi che saranno costretti a superare distanze enormi? In molti paesi sottosviluppati si percorrono anche più di 20 km per un secchio d’acqua del pozzo, noi dovremo preparaci a compierne molti di più per imparare a leggere e a scrivere. Il diritto all’istruzione è intoccabile in ogni paese moderno e civile che si rispetti”.