Una legislazione attenta al “made in Italy” nella moda che tuteli imprese e consumatori e colpisca la contraffazione; l’istituzione del marchio “100% Italia”; il riconoscimento dei percorsi di tracciabilità dei prodotti; l’etichettatura di origine obbligatoria. Sono queste le richieste al Governo contenute nell’ordine del giorno per la tutela del “made in Italy” nell’ambito del tessile-abbigliamento approvato all’unanimità nei giorni scorsi dal Consiglio provinciale di Modena.

Il documento, sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, è stato presentato da Giorgio Barbieri (Lega nord) che ha sottolineato come sia necessario «garantire con norme certe la sopravvivenza al marchio del “made in Italy” opponendosi anche a paesi del nord Europa che, essendo grandi consumatori ma non produttori, hanno invece interesse a far arrivare dai paesi extraeuropei prodotti a basso costo».

Il documento evidenzia da un lato i maggiori rischi per la salute a cui sono esposti i lavoratori e i consumatori europei a causa dell’immissione in commercio di prodotti tessili, di abbigliamento, calzature e pelletteria realizzati nei paesi extraeuropei con processi di produzione spesso fuori controllo. Dall’altro, sottolinea che le pratiche di contraffazione e falsificazione dei marchi stanno apportando forti perdite economiche ai settori di specializzazione del “made in Italy”.