“Gli incentivi alle rinnovabili vadano veramente alle fonti pulite – dichirara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia -. In un momento di crisi stanziare 2 miliardi di euro per degli inceneritori a Torino e in Sicilia pare assurdo, fondi che derivano dal famigerato Cip6, che ammette ai finanziamenti e agli incentivi gli impianti impegnati nell’ambito dell’emergenza rifiuti ed anche in realtà”.

“Basta con questo furto, che già ora pesa sulla collettività dai 3 ai 4 miliardi di euro ogni anno, prelevati direttamente dalle bollette elettriche. Estendere a qualsiasi impianto che brucia anche i rifiuti non biodegradabili la possibilità di accedere a questi incentivi è una palese infrazione alla direttiva europea sulle fonti rinnovabili e alla normativa sulla concorrenza. Legambiente ha già presentato nelle scorse settimane ricorso a Bruxelles contro il cip6 ai tre inceneritori in Campania, e certo non esiteremo ora ad allargare la nostra azione contro tutti quegli impianti che usufruiranno dell’ingiusto guadagno elargito dal governo a spese dei cittadini.
La scelta del governo contraddice infatti la direttiva 2001/77/CE che prevede incentivi economici per la produzione di energia da fonti rinnovabili come i rifiuti biodegradabili. In questo modo, lo Stato violerebbe anche la Disciplina comunitaria degli aiuti di stato per la tutela ambientale. Utilizzare i Cip6 per qualsiasi inceneritore rappresenta una distorsione della concorrenza nel mercato europeo della produzione di energia perché per altri impianti in Europa una tale incentivazione economica non è prevista. Ma non solo: secondo quanto previsto dalla disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela ambientale, il Cip6 costituisce un’infrazione anche nel mercato della gestione dei rifiuti perché stravolge la loro classificazione gerarchica, rendendo il recupero di energia più conveniente rispetto al riciclaggio”.
“Siano d’accordo – conclude Becchi – con i promotori di iniziative analoghe contro questa norma di fine anno, che fra l’altro prevede la triturazione dei rifiuti per immetteli in fogna, procedura che non tiene conto che il nostro sistema di depurazione è stato costruito per un certo carico organico (inquinante) e che non potrebbe sopportare un aumento così forte di materia organica, che comunque andrebbe ad intasare il sistema fognario attuale”.