bandiera_tricolore«E’ di pochi giorni fa la proposta della Lega a livello nazionale di inserire, nientemeno che nella Costituzione Italiana del 1948, per ogni regione d’Italia, un Inno e una Bandiera. Questo è lo spettacolo politico che offre la Lega. Vorremmo che tanti cittadini che anche a Modena l’hanno legittimamente votata ci riflettessero un attimo».

«Cosa dovremmo fare nei prossimi mesi secondo la Lega? Impegnarci in discussioni, sui giornali e in Consiglio regionale, su quale inno e colori debbano rappresentare nella Costituzione la Regione Emilia-Romagna? Già possiamo figurarcelo: i leghisti Romagnoli proporrebbero immediatamente “Romagna Mia”, facendo felice la famiglia Casadei, mentre gli Emiliani potrebbero proporre qualcosa di Verdi. Ma non “Va Pensiero”, perché quello è già l’Inno diogni comizio leghista. E ovviamente, ci aspettiamo che i consiglieri leghisti che in Consiglio Provinciale ora fanno interventi in dialetto modenese propongano l’inno “La Ghirlandeina”, a riprova della loro purezza di razza geminiana.

In questi tempi di crisi, in cui migliaia di lavoratori e famiglie sono preoccupate perché non sanno se a settembre le loro fabbriche riapriranno, questo è lo spettacolo che ci offre la classe dirigente della Lega. Slogan su federalismo, sicurezza, immigrazione, per tenere buono il loro popolosecessionista e coprire la realtà: e la realtà è che mai come ora i soldiche servirebbero al nord, per le infrastrutture (a partire dalla Bretella di Sassuolo, su cui il sindaco Caselli vende fumo) e per la crisi, hanno preso altre strade: la copertura del dissesto finanziario dei Comuni di Catania e Palermo, 120 milioni di fondi FAS usati per coprire il deficitdell’azienda rifiuti palermitana. Il tutto non “contro” la Lega, ma con l’avvallo dei loro alleati e colleghi autonomisti siciliani, che hanno corso con loro alle elezioni, Lombardo e Miccichè.

Questa è la realtà della Lega. Parole e slogan sui giornali, che coprono la loro inefficacia politica totale sui tavoli del Governo. E soprattutto, quello che più dispiace, è il decadimento del dibattito politico: mentre forze responsabili come il Pd provano ogni giorno a spiegare e farsicarico della complessità delle situazioni e dei problemi, salta semprefuori qualcuno che “taglia corto” e utilizza slogan a buon mercato per mietere consenso. Riformismo, ricordava ieri Dario Franceschini, non è preoccuparsi di avere consenso con facili slogan, è occuparsi dei problemi. Questo è quello che ogni giorno il Pd, con l’impegno dei suoi amministratori, prova a fare i questa città. Invitiamo tutti a diffidare della politica degli slogan, che forse accarezza il cuore o le nostre paure, ma in realtà porta il paese al declino».