prostituzioneDue donne cinesi vivevano in un appartamento di via del Giglio, alla periferia di Bologna, e dividevano tra loro i proventi della prostituzione. L’altra era invece appena arrivata in Italia, non parlava italiano e veniva costretta a prostituirsi in un magazzino sporco in via Fioravanti, nei pressi della stazione ferroviaria. Lo ha scoperto, in due blitz distinti, la squadra mobile di Bologna che ha denunciato sette persone per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, oltre che per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le due abitazioni in cui veniva svolta l’attivita’ di meretricio sono state poste sotto sequestro preventivo. A far partire le indagini sono state le segnalazioni di alcuni residenti della zona stufi di assistere per mesi al continuo via vai. In via Fioravanti era costretta a prostituirsi una ragazza cinese di 39 anni. Ogni rapporto costava 30 euro e l’incasso andava tutto ai suoi sfruttatori. Le prestazioni venivano pubblicizzate attraverso volantini su cui era ritratta una bella ragazza che prometteva un massaggio giapponese.

Molti i clienti, compresi gli operai di un vicino cantiere. Di solito gli appuntamenti venivano fissati tramite telefono al quale rispondeva un’altra cinese non ancora identificata. Sul posto i clienti trovavano un ambiente degradato con un cinese di 49 anni che faceva da buttafuori. Insieme a lui nei guai sono finiti un altro suo connazionale di 49 anni e una donna di 39 che avevano affittato il locale da una agenzia che lo gestiva per conto del proprietario.