calendario_4Vedere oltre l’orizzonte ordinario del conflitto israelo-palestinese implica il sapere osservare quel che si cela dietro le rappresentazioni ricorrenti che, come tali, sono così inflazionate da risultare incapaci di farci capire il perché del ripetersi di tale conflitto nella storia di tutto il Novecento. Il seminario “Israele e Palestina: oltre il conflitto nel paese dai molti nomi” promosso per sabato 14 e domenica 15 novembre 2009 al Palazzo Europa (via Emilia Ovest, 101 Modena) dal Centro culturale Francesco Luigi Ferrari in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena vuole interrogarsi sulla natura di una contrapposizione che sussiste da più di cento anni, indagando e affrontando aspetti della fisionomia dei suoi protagonisti concreti, gli israeliani e i palestinesi.

All’iniziativa – che fa parte del percorso “Il potere dell’amore” in occasione del 75° anniversario della morte di Francesco Luigi Ferrari – partecipano docenti universitari, esperti internazionali, rappresentanti di associazioni, studiosi del mondo ebraico ed islamico. Il seminario è aperto a tutti gli interessati e la partecipazione è gratuita. Per informazioni www.centroferrari.it, o segreteria@centroferrari.it o telefonicamente al numero 059334537. Il seminario di studi inizia sabato 14 novembre alle ore 14,30 con i saluti del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Andrea Landi, e del presidente del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, Gianpietro Cavazza. L’introduzione è affidata a Gian Domenico Cova, dell’associazione Terre, Memoria e Pace. Alle 15 la prima sessione con un intervento su “Occidente e Medio Oriente: da Alessandro il Macedone alla guerra al terrorismo dei nostri giorni” di Fabio Todesco dell’associazione Terre, Memoria e Pace di Bologna. Alle 17 “La Shoah e la memoria della Shoah” di Elena Pirazzoli del Dipartimento arti visive dell’Università di Bologna. La prima giornata si conclude alle 18,30 con gli interventi su “Tel-Aviv ha cent’anni. Il modernismo in Palestina” di Andrea Morpurgo, storico dell’architettura all’università di Bologna, e Nicola Marzot, architetto dell’Università di Ferrara e TU Delft (Delft University of technology).

Domenica 15 novembre i lavori riprendono alle 9,30 con Veronica Amadessi, Docteur des universités, Sorbonne Nouvelle Paris III, su “Islam e Gerusalemme” e Claudio Vercelli, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini su “La società civile e politica israeliana oggi”. Alle 15 “Palestina oggi: territorio e territori tra il Muro e la frattura Fatah/Hamas” con Patrizia Rampioni dell’Associazione Orlando e cooperante di Jerusalem Link; Gian Domenico Cova Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna su “Terrasanta. Chiese, pellegrinaggio, e la fine dell’antigiudaismo cristiano dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II”. Alle 18 Piero Stefani, direttore scientifico Fondazione MEIS, porta il suo contributo su “Israele e lo Stato d’Israele: fine della Diaspora?”. Mentre alle 19,30 Francesco Maria Feltri, di Pro Forma, storia & memoria, conclude il seminario. «La prima sessione dei lavori – spiegano gli organizzatori – intende interrogarsi su alcune delle categorie concettuali e, con esse, delle parole, alle quali facciamo più facilmente ricorso nel momento in cui ci richiamiamo a quel conflitto, dandole per assodate quando tali non sono, se non per l’uso ripetuto e, molto spesso, vuoto che di esse si fa. “Occidente”, “Medio Oriente”, “Shoah”, “memoria”; ma anche “città”, “modernismo”, “modernità” sono parte delle espressioni indice del conflitto israelo-palestinese, a partire dalle quali si può costruire una piccola rete di significati da fare poi interagire con le situazioni concrete. Si tratta allora di dotarsi di una cassetta degli strumenti con la quale smontare e rimontare la complessa intelaiatura del confronto, evitando di cadere nella trappola dei manicheismi semplificatori».

La seconda sessione, continuano i promotori «riprende il tema dei luoghi (Gerusalemme) all’interno di una cornice che privilegia la riflessione sul forte simbolismo e la corposa evocatività che a questi si accompagnano. Gerusalemme è città dai tanti nomi poiché rappresenta uno snodo della geografia culturale e mentale sia di ciò che chiamiamo Occidente che dell’Oriente. È il luogo delle tensioni per eccellenza, ma anche la chiave della soluzione, poiché richiama alla convivenza possibile, insieme a quelle impossibili». La terza sessione «sposta il fuoco dell’attenzione sulla Palestina, in questo caso più che mai intesa come soggetto politico, laddove lo statuto identitario è estremamente incerto poiché si deve confrontare con la mancanza di una propria terra sulla quale costruire uno stato e poiché si trova a condividere territori aspramente contesi. Una riflessione per parte cristiana sulla declinazione della dimensione della “Terrasanta”, alla luce del Concilio Vaticano II e delle prospettive d’Israele, nella duplice accezione del popolo d’Israele e del popolo israeliano chiuderanno questo percorso di riflessione».