escobarOggi, giovedì 12 novembre, alle ore 21 torna la Scuola di Etica e Politica “Giacomo Ulivi” con un appuntamento organizzato alla Gabella di via Roma in collaborazione con l’Assessorato Coesione e Sicurezza sociale: “Metamorfosi della paura” con il prof. Roberto Escobar.

Roberto Escobar è stato uno dei primi in Italia a tracciare i segni distintivi del nostro tempo a proposito di un tema che ci riguarda molto da vicino: la convivenza tra culture e l’incontro con lo straniero. Nel suo libro “Metamorfosi della paura” ha predetto i cambiamenti sociali e culturali che investono da vicino anche il nostro territorio, e che rappresenta una delle sfide politiche del nostro tempo.

Come una sorta di città assediata, oggi l’Europa si sente minacciata, a sud e a est, da un’immigrazione che percepisce come una calata dei barbari. Roberto Escobar si è messo alla ricerca delle radici profonde di questa nuova paura. Inscindibile da quanto di misero e di grande è nell’uomo, la paura ne costituisce il fondo buio: la paura che costruisce confini, erige barricate, esplode in violenza contro gli “invasori”.

Finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un’appartenenza etnica, minima, localistica; riemergono i meccanismi più arcaici e premorali che fondano e regolano il sentimento di identità, dei gruppi come dei singoli.

Animali senza artigli, sprovvisti di strumenti istintuali adeguati per sopravvivere, gli uomini vivono sul margine del disordine.

Per vincere questa precarietà, i gruppi si chiudono in confini, materiali ma anche e soprattutto rituali e simbolici, ed espellono la paura rovesciandola in odio per il nemico esterno o -che è lo stesso – lo straniero interno: immigrato, nero, ebreo, zingaro.

La paura è l’identità stessa dell’uomo, il suo fondo arcaico e buio: la paura che costruisce confini, erige barricate, esplode in violenza contro gli “invasori”. Una riflessione sulle radici profonde del razzismo, dell’odio per l’altro, della rinascita dei nazionalismi e dei localismi.

Escobar affronta il tema di grande attualità della paura suscitata in Europa dai grandi fenomeni migratori in atto, ricercandone le radici nel fondo buio sul quale si basa la grande avventura dell’essere uomo, Prometeo perennemente dilaniato, in lotta con sé e con il proprio lato divino. E´ la paura che muove l’uomo, inerme e nudo animale senza artigli, sprovvisto di strumenti adeguati alla lotta per la sopravvivenza, a raffinare i propri mezzi per l´indispensabile difesa dagli incombenti pericoli esterni. E la stessa paura, evolvendosi, lo spinge a costruire barricate e confini e a ritualizzarne il significato attraverso nuove definizioni, magari artificiose, di appartenenze e diversità.

Nel mondo odierno, finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un’appartenenza etnica minimale e localistica che fa riemergere i meccanismi più arcaici e premorali su cui si fondano e regolano le identità dei gruppi come quelle dei singoli. E della paura si diffonde una nuova dimensione, in certo qual modo più ridotta e provinciale, che talvolta degrada fino ad esplodere in episodi di intolleranza, ai limiti della violenza, contro gli altri, percepiti quali “invasori”.

Roberto Escobar è professore di Filosofia politica presso l’Università di Milano e collaboratore del quotidiano Il Sole 24 Ore. Nelle sue ricerche filosofiche ha indagato i fondamenti antropologici delle dinamiche dei meccanismi di potere, con particolare riguardo ai movimenti politici totalitari del Novecento, allo scopo di recuperare uno nuovo spazio di riflessione su categorie quali libertà, ordine, esclusione, paura, persecuzione e sorveglianza.

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