socialeLa drammatica situazione delle carceri in Emilia-Romagna riguarda anche chi si trova nella paradossale condizione di detenuto senza pena. È il caso degli oltre 90 internati nella Casa Lavoro di Saliceta San Giuliano, che nei giorni scorsi hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la reintroduzione dei permessi per il lavoro.

Gli “ospiti” della casa di lavoro, infatti, sono esclusivamente ex detenuti: persone che hanno già scontato la pena, ma che per qualche motivo non sono state considerate “reinserite socialmente” dal magistrato competente. Il periodo trascorso nell’istituto – che generalmente non ha una fine prestabilita, si protrae fino alla nuova decisione del giudice e arriva ad essere una vera e propria misura di sicurezza post detentiva che spesso finisce per compromettere la possibilità di un reinserimento sociale.

“L’internamento è una misura anacronistica, applicata a discrezione del giudice, che l’Europa ha ritenuto incompatibile con la normativa comunitaria – affermano i consiglieri regionali Matteo Richetti e Gianluca Borghi che hanno visitato la struttura di Modena”.

Incontrando la direttrice Federica Dallari, gli agenti di polizia penitenziaria e gli internati, i due consiglieri hanno assunto l’impegno di incontrare il presidente del Tribunale di sorveglianza dell’Emilia-Romagna e di sostenere iniziative legislative volte a superare una situazione insostenibile. “E’ intollerabile – concludono Richetti e Borghi – che uno strumento che dovrebbe favorire il reinserimento sociale e lavorativo di persone che hanno saldato i conti con la giustizia diventi un luogo di umiliazione”.