L’ICE – Istituto per il Commercio Estero della sede di New York ha recentemente individuato tra le eccellenze italiane che meritano attenzione e opportunità di investimento due imprese modenesi ad alto contenuto tecnologico, dichiarandole tra le quindici realtà più interessanti sulle quali investire nel nostro Paese. Si tratta di due iniziative nate all’interno dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia: Embit, una start-up, e Tydock Pharma, una spin off, che si sono avvalse di ricerche condotte presso l’Ateneo modenese-reggiano.

L’individuazione delle due imprese, le sole segnalate in Emilia Romagna assieme a due “colleghe” nate all’interno dell’Università di Ferrara, è stata realizzata nell’ambito del primo report “RESEARCH IN ITALY – Land of Hidden Gems” che l’ICE ha ideato allo scopo di dare visibilità a quelle che vengono indicate come “gemme” del panorama economico italiano e che vengono proposte agli investitori statunitensi sempre più alla ricerca di idee nuove e di imprese da finanziare anche in Italia.

Nell’ambito del Report si fa riferimento alla statistica del Sole24Ore dello scorso luglio, secondo la quale l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia figura in seconda posizione nella classifica delle migliori università pubbliche italiane.

“In questi anni – ha dichiarato il Rettore prof. Aldo Tomasi – il nostro Ateneo ha compiuto uno sforzo eccezionale, pur con le limitate risorse che ci sono state messe a disposizione dalle autorità e dalle istituzioni, per incrementare i progetti di ricerca, sia quella di base che applicata. E oggi i nostri ricercatori raccolgono meritati apprezzamenti a tutti i livelli per l’impegno che hanno saputo profondere e per la passione che li ha animati. Senza ricerca non si produce innovazione e senza innovazione l’uscita dalla crisi sarà più lunga per il nostro Paese. La ricerca in Italia non si deve dimenticare poggia principalmente sull’iniziativa delle Università. Trascurarne il sostegno significa relegarci alla marginalità, significa rinunciare ad essere competitivi. Sono personalmente soddisfatto della segnalazione che ha additato le due imprese nate in ambito universitario modenese-reggiano come realtà in fieri degne di attrarre capitali e mi congratulo coi nostri ricercatori per il lavoro fatto”.

Embit Srl, nata nel 2004 all’interno del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione con l’intento di fungere da collegamento tra il mondo accademico e quello industriale, è una start up, definizione per un’impresa che, terminato il periodo di incubazione universitario come Spin off e, forte del proprio successo, ha trasferito l’attività presso una nuova sede esterna. Proponente per l’Ateneo all’epoca furono il prof. Paolo Pavan ed il dott. Fabio Bonizzi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione; il dott. Fabio Bonizzi è l’attuale referente aziendale nonché Chief Executive Officer. Embit assiste ed accompagna i propri clienti allo sviluppo di sistemi embedded e soluzioni a Radio frequenza, progettati per applicazioni specifiche: dallo studio di fattibilità alla progettazione e lo sviluppo di applicazioni customizzate, personalizzate sulla base dell’esigenza del cliente, vengono realizzati prototipi pre-competitivi ingegnerizzabili a prodotto. Il connubio fra il mondo embedded ed i sistemi radio-digitali a corto raggio ha offerto grandi opportunità ed ha aperto nuovi scenari applicativi in settori quali logistica, trasporti, automotive, biomedicale.

Embit realizza sistemi ad intelligenza distribuita in grado di interagire l’un l’altro: sistemi integrati di ridotte dimensioni con tecnologia wireless in grado di massimizzare l’affidabilità dell’insieme e minimizzare il consumo globale di energia. L’analisi delle esigenze del cliente, che possono spaziare nei più svariati ambiti conduce alla realizzazione di studi di fattibilità, alla progettazione e allo sviluppo di applicazioni, sino alla realizzazione di prototipi pre-competitivi, con l’obiettivo di trasferire il know-how relativo alle nuove tecnologie e ai nuovi protocolli di comunicazione in ambito industriale. Embit inoltre produce moduli a radiofrequenza secondo lo standard IEEE 802.15.4/ZigBee® dedicati al mondo dei sensori a intelligenti, capaci di interagire l’un l’altro senza fili in reti parzialmente o interamente connesse, a maglia (mesh), a stella (star), punto-punto, integrabili dal cliente in soluzioni di automazione industriale e/o domestica, dove si richiede di eliminare il cavo di interconnessione a vantaggio di una comunicazione wireless affidabile, efficiente e a basso consumo energetico.

“Embit – hanno dichiarato il suo fondatori, il prof. Paolo Pavan e il suo referente il dott. Fabio Bonizzi – è nata con l’idea di mettere a profitto strategicamente la sinergia tra le abilità e i talenti dei soci fondatori: un know-how tecnologico d’avanguardia frutto di esperienza negli ambienti accademici ad embit vicini e un’ottima esperienza nel mondo dell’elettronica e delle telecomunicazioni permettono di enfatizzare uno sposalizio vincente tra il mondo dei sistemi embedded e quello delle tecnologie wireless a corto raggio. Embit si propone come società di ingegneria capace di supportare il cliente nello sviluppo di soluzioni embedded & wireless personalizzate, ma anche come azienda di produzione di sistemi ad alto contenuto tecnologico”.

Tydock Pharma Srl, nata nel 2006 nell’ambito del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, sotto la direzione scientifica della prof.ssa Maria Paola Costi, e la responsabilità del Dr.Alberto Venturelli, è una chemo-biotech company, spin-off dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che svolge attività di ricerca in ambito farmaceutico finalizzata all’individuazione di candidati farmaci di nuova generazione validati con profilo pre-clinico avanzato e sulla ricerca di nuovi composti bioattivi da utilizzarsi per la cura di patologie infettive quali infezioni opportunistiche resistenti ai comuni antibiotici, tubercolosi e disturbi causati da Helicobacter pilory. L’azienda vanta una piattaforma tecnologica già acquisita e consolidata nell’ambito del “drug discovery” ed ha pertanto l’obiettivo di cedere in licenza a terzi i prodotti per la fase clinica, una volta completato il profilo farmacologico e ottenuta la protezione brevettale. Ad oggi, la spin-off è titolare di due brevetti, il primo relativo ad un antibiotico attivo verso batteri che causano infezioni ospedaliere gravi, resistenti ai più comuni antibiotici. Il secondo è relativo a composti con nuovo meccanismo d’azione, attivi verso infezioni parassitarie come leishamniosi e tripanosomiasi che affliggono i malati di Aids, nei paesi industrializzati,e larga parte della popolazione nei paesi africani, indiani e sudamericani. L’impresa Tydock Pharma ha assunto cinque ricercatori nell’ambito del progetto internazionale SMART, Eurotransbio in cui sta sviluppando alcuni candidati farmaci antinfettivi in collaborazione con una ditta spagnola ed una milanese. Dei cinque ricercatori, quattro sono giovani, che provengono in parte dall’ambito della ricerca universitaria modenese ed in parte dall’industria farmaceutica.