In vista delle elezioni ormai imminenti, Legambiente Emilia Romagna chiede ai candidati alla presidenza regionale di sottoscrivere 6 punti qualificanti per coniugare modernità e benessere, con sostenibilità e tutela del territorio.

Questi in sintesi i punti lanciati da Legambiente, sui quali l’associazione tornerà ad insistere nelle prossime settimane:

UNA RIVOLUZIONE ENERGETICA REGIONALE – L’Emilia Romagna diventi una regione guida sul tema del risparmio energetico e l’uso delle fonti rinnovabili: per questo occorre che tutti i Piani della regione adottino e superino gli obiettivi europei del 20-20-20 (20% riduzione dei consumi di energia, 20% utilizzo di fonti rinnovabili, 20% riduzione delle emissioni di CO2).

UN PIANO DI RIDUZIONE RIFIUTI – I candidati si impegnino ad adottare uno specifico piano di riduzione rifiuti e promozione della raccolta differenziata, in modo da limitare il consumo di nuove materie prime e ridurre il ricorso a discarica ed incenerimento, che devono essere concepiti come soluzioni davvero residuali. Se i Comuni difficilmente possono avviare azioni strutturali sul tema della riduzione, la Regione ha invece un potere legislativo che le da la possibilità di incidere in modo deciso su questo tema.

UN TETTO AL CONSUMO DI SUOLO – Dopo sei decenni di crescita urbanistica inarrestabile ed interi tratti del territorio compromessi (ad esempio l’area costiera o la striscia della Via Emilia) occorre che la Regione fissi un quantitativo limite di cementificazione da non superare. Indispensabile istituire un sistema informativo sul consumo di suolo.

UN RIPENSAMENTO DEL SISTEMA DEI TRASPORTI – Per uscire dall’emergenza cronica dello smog e diminuire la dipendenza dal petrolio occorre attuare un rinnovamento strutturale del sistema di mobilità. Serve un piano che metta al primo posto gli investimenti per sistemi di trasporto collettivi, efficienti e competitivi con l’auto, soprattutto nei centri cittadini e per la mobilità pendolare.

UN NO CHIARO AL NUCLEARE – Il cammino verso risparmio energetico e rinnovabili non lascia spazio ad una improvviso ritorno al nucleare. Si tratta di una tecnologia con impatti potenzialmente elevatissimi, per cui mancano progetti seri per lo smaltimento delle scorie, che ci lascia comunque dipendenti dall’estero per il combustibile. Oltre a questo, investire sul nucleare significa sottrarre importanti risorse pubbliche alle rinnovabili (pulite, diffuse sul territorio e con ampi indotti) per investire su una tecnologia monopolistica e a scarso ritorno occupazionale.

DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE – Strutturare processi di reale partecipazione dei cittadini nel confronto sui temi ambientali (prevenzione dei rischio, tutela della salute, qualità della vita). Occorre individuando procedure informative e percorsi decisionali che aiutino ad anticipare i conflitti e a raggiungere il consenso prima dei grandi interventi di modificazione del territorio.

“La regione Emilia Romagna, nonostante il momento di crisi economica e le diverse emergenze ambientali, è ancora un territorio che ha le risorse per concretizzare un progetto ambizioso” dice Lorenzo Frattini, presidente regionale di Legambiente “quello di essere una delle avanguardie nel cammino tracciato dalla UE verso una società a basso tenore di CO2 che garantisca livelli elevati di benessere sociale”.

Secondo il presidente di Legambiente il tessuto economico e la coesione sociale della regione, unita ad un buon apparato pubblico e di ricerca costituiscono le premesse per pensare ad obiettivi di ampio respiro. “Quello che ormai tutti si aspettano dalla politica è di abbandonare la semplice gestione della quotidianità per pensare a strategie che riguardino il futuro delle prossime generazioni. Per questo chiediamo ai candidati presidenti di raccogliere le nostre proposte e sposarle pubblicamente”.

Al primo posto delle richieste la questione energetica, vista non solo come una chiave di volta per la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche come settore trainante di un’economia più verde. Le fonti rinnovabili, assieme agli interventi di risparmio energetico possono generare un elevato numero di posti di lavoro tra progettisti, costruttori, impiantisti e manutentori. Anche in questo caso servono però indicazioni chiare per premiare e agevolare le iniziative virtuose e scoraggiare le pure speculazioni.