Arriva l’ennesima conferma di una situazione difficile per una fetta importante del commercio, in particolare per le attività di piccole dimensioni del settore alimentare. A ricordarlo sono i numeri, decisamente severi, diffusi nei giorni scorsi dall’Istat, secondo i quali, a livello nazionale, il settore ha fatto registrare una diminuzione del 3,3% rispetto lo stesso periodo del 2009, contrazione peraltro che si è accentuata nel mese di gennaio 2010.

Un trend negativo che ha pesantemente penalizzato anche tante imprese della provincia di Modena e che si riflette sui loro ricavi. A evidenziarlo in modo chiaro sono anche gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena che ha studiato l’andamento di oltre un centinaio di PMI che operano nel piccolo dettaglio alimentare, analizzandone l’andamento dei fatturati. Nel 2009, rispetto al 2008, fatto salvo l’ultimo trimestre che ha beneficiato delle vendite natalizie e che comunque stacca un -4,9%, negli altri trimestri si va da un -9.7% del primo, a un – 11,8% del secondo, sino a un – 15,8% nel periodo compreso tra luglio e settembre.

Questi dati, incrociati con quelli dell’Istat, restituiscono la fotografia di una crisi che sta progressivamente erodendo la capacità di spesa di tante famiglie costrette a ridurre anche l’acquisto di prodotti alimentari; beni la cui domanda, di norma, in contesti con un benessere diffuso, è considerata dagli economisti anelastica, vale a dire sostanzialmente indipendente dall’andamento congiunturale e da fisiologici momenti di flessione. A ciò si aggiunge uno spostamento degli acquisti verso quei prodotti più economici definiti “primo prezzo”. Anche per questa ragione i dati sull’andamento dei consumi di prodotti alimentari e beni di prima necessità, diffusi dall’ISTAT, destano particolare preoccupazione.

“Occorrerebbe a questo punto – propone Confesercenti Modena – un forte intervento del Governo, a riduzione dell’IVA sui servizi che gravano su consumatori e imprese, ma anche sul piano fiscale, così da restituire margini alla spesa delle famiglie. Auspichiamo inoltre a fronte dei dati emersi nei giorni scorsi, una sostanziale revisione degli studi di settore per le imprese commerciali. In mancanza di interventi decisi e mirati la situazione è purtroppo destinata a peggiorare ulteriormente, con pesanti conseguenze sulle imprese e significative ricadute su tutto il sistema produttivo e distributivo”.