Stimolare una riflessione sui livelli essenziali delle prestazioni sociali per assicurare, in attesa della introduzione del federalismo, trattamenti per quanto possibile omogenei sul territorio che non esasperino le disuguaglianze tra i cittadini. È questo l’obiettivo del seminario “La spesa sociale integrata nei Distretti della Provincia di Modena” che si svolgerà a Modena, giovedì 22 aprile, dalle 9.30 alle 14.00. L’iniziativa, promossa e finanziata dalla Provincia di Modena, ha coinvolto un gruppo di lavoro composto da docenti del Capp, Centro analisi politiche pubbliche dell’università, l’Ausl e la fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali. Partendo dai dati Istat del 2007, rilevati nel corso del 2009, che descrivono la spesa per i servizi sociali dei Comuni, l’analisi si concentra poi su strutture residenziali per anziani e asili nido, i due servizi che hanno il maggiore rilievo sociale, sia per estensione e dimensione della spesa dedicata, sia per l’impatto che hanno sulle fasce più deboli della popolazione, anziani e bambini. Come spiega Mario Galli, vicepresidente della Provincia con delega alla Salute e alla sicurezza, i dati «evidenziano che nella Provincia di Modena si spende di più per i servizi sociali, rispetto sia alla media regionale che a quella nazionale. La spesa pro capite si può quantificare in 376 euro annui, con una spesa media degli utenti a titolo di compartecipazione che si attesta intorno agli 80 euro annui. Se si limita l’attenzione ai due servizi considerati, un posto di asilo nido richiede una spesa sociale integrata di circa 800 euro al mese, mentre per le strutture residenziali per anziani non autosufficienti la spesa sociale integrata giornaliera è pari a circa 115 euro. Per il futuro – prosegue Galli – sarà di grande interesse focalizzare i lavori sugli effetti che la crisi ha avuto e continuerà ad avere sulla spesa sociale, sia dal punto di vista della tipologia degli interventi realizzati che dal punto di vista della quantità di spesa erogata».

La novità della ricerca è che si è ottenuto un dato relativo alla spesa sociale integrata attraverso l’unione ragionata dei flussi informativi dei diversi soggetti coinvolti nel sistema dei servizi. «Un dato che, unito all’attività di monitoraggio e calato adeguatamente nella realtà dei distretti socio-sanitari modenesi – commenta Galli – potrà integrare e semplificare le fonti informative e potrà essere di grande utilità e supporto alla futura programmazione degli interventi delle istituzioni».

«La spesa su cui a livello provinciale si è concentrata la nostra attenzione, la cosiddetta spesa di assistenza sociale degli enti decentrati, – spiega Paolo Bosi, direttore del Centro analisi politiche pubbliche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – è una componente non molto ampia della spesa di assistenza sociale, che a livello nazionale secondo le fonti ufficiali Istat vale circa un settimo dei 49 miliardi di euro spesi nel 2007 (3,2 per cento del Pil). La spesa assistenziale dedicata a livello locale è valutata in 7,1 miliardi di euro, appena mezzo punto percentuale di Pil. Ed è questa che noi abbiamo considerato come base di partenza, anche se non è un dato esauriente, per descrivere tutti gli interventi che a vario titolo rientrano come spesa sociale. L’aggettivo “integrata” da noi utilizzato si riferisce al fatto che nel rapporto, per la prima volta a nostra conoscenza, si propone una definizione più ampia della spesa per assistenza, includendo anche ulteriori componenti di spesa indirizzata a servizi assistenziali, attualmente gestita dall’Ausl e registrata nei conti pubblici come spesa sanitaria. La nozione proposta rappresenta, in particolare per i servizi destinati a soggetti non autosufficienti, una prima realizzazione del cammino assai travagliato che può portare all’integrazione socio-sanitaria, non solo sotto il profilo della rilevazione della spesa, ma anche sotto quello della sua gestione e monitoraggio, coinvolgendo quindi non solo gli aspetti statistici-informativi, ma anche l’impianto della “governance” della spesa di welfare locale».

Come monitorare i servizi

La giornata di lavoro del seminario “La spesa sociale integrata nei Distretti della Provincia di Modena”, che si svolgerà giovedì 22 aprile nell’aula magna est della facoltà di Economia “Marco Biagi” (via Berengario 51) dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, si aprirà con un intervento di Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali, sanitarie e abitative del Comune di Modena. Successivamente prenderanno la parola Francesco Bertoni, della Provincia di Modena, che illustrerà “Il percorso di lavoro per la costruzione di un sistema di monitoraggio dei servizi”, Paolo Bosi, direttore del Capp, che illustrerà “Strumenti ed indicatori di monitoraggio della spesa sociale integrata” e Marilena Lorenzini, della Fondazione Ermanno Gorrieri, che approfondirà il passaggio “Dalla spesa sociale alla spesa sociale integrata”.

I risultati della indagine saranno oggetto, invece, delle relazioni di Francesco Bertoni per quanto riguarda “Il monitoraggio delle strutture residenziali per anziani non autosufficienti” e di Paolo Silvestri, del Capp, relativamente a “Il monitoraggio degli asili nido”. Le conclusioni saranno affidate a Mario Galli, vicepresidente della Provincia di Modena con delega alla Salute e alla sicurezza delle persone.

I dati della ricerrca

Nel 2007 la spesa socio-sanitaria integrata nella provincia di Modena è stata di 254,5 milioni di euro. Dal 2006 al 2007 la spesa è aumentata di 22,2 milioni di euro, pari a 9,6 punti percentuali. La media provinciale è pari a 376 euro annui, superiore sia alla media regionale che alla media nazionale. A fronte di questo valore medio si evidenzia però una situazione polarizzata: da un lato Modena, che sostiene una spesa di 34 punti percentuali più elevata rispetto alla media provinciale, dall’altro, tutti gli altri distretti che registrano valori prossimi o nettamente inferiori alla media.

La spesa si concentra principalmente nelle aree anziani, famiglia e minori, disabili: insieme, raggiungono l’89 per cento del totale della spesa integrata in provincia. Nello specifico, per le strutture residenziali per anziani si spendono 85 milioni di euro (pari al 73,4 per cento sul totale della spesa destinata all’area anziani e al 33,4 per cento del totale della spesa sociale integrata) e per gli asili nido si spendono 37,6 milioni di euro (pari al 53,2 per cento sul totale della spesa destinata all’area famiglia e minori e al 14,8 per cento del totale della spesa sociale integrata).

La distribuzione della spesa mostra significative differenze a livello distrettuale, sia per la quota di compartecipazione dei diversi attori alla spesa integrata, sia per la variazione registrata tra il 2006 e il 2007. La disomogeneità territoriale della spesa erogata dipende dalla combinazione di vari fattori. Oltre alla diversa ripartizione della struttura della popolazione, un rilievo particolare sembra avere il livello di benessere: la spesa procapite, come confermano molti studi, è maggiore dove il livello di benessere economico è più alto. Esistono poi problemi di distribuzione della capacità produttiva e dell’incidenza dei costi fissi derivante da essa. Insieme a questi, e legato al precedente, la fungibilità di un distretto di servire territori limitrofi, che generano “spillover”.

L’approfondimento mette in evidenza che vanno al nido ben 24 bambini ogni 100 residenti di età 0-2 anni e che le differenze tra distretti sono piuttosto pronunciate: a Modena il tasso di partecipazione è del 31 per cento, a Pavullo del dieci Molto pronunciate le differenze nell’uso del nido anche tra residenti italiani e stranieri: il tasso di partecipazione tra i bambini italiani è del 31 per cento mentre tra gli stranieri è solamente del nove. Anche in questo caso le differenze per distretto sono molto pronunciate e nel rapporto se ne indagano le ragioni. La principale pare dipendere dai diversi comportamenti per nazionalità degli stranieri e dalla loro disomogenea distribuzione sul territorio provinciale. Non vanno però sottovalutate le possibili differenze nei livelli di tariffazione, data l’elevata elasticità al prezzo del servizio da parte delle famiglie. L’analisi mette inoltre in evidenza che ci sono differenze, anche se contenute, nei costi unitari per distretto: considerato che il costo medio annuale provinciale è pari a 7.850 euro, un utente a Modena costa il 20 per cento in più, a Vignola il 23 per cento in meno. In media le famiglie contribuiscono al costo dei nidi con le rette per 2.250 euro all’anno.

La spesa per residenze per anziani non autosufficienti, se rapportata alla popolazione con più di 75 anni, è pari a poco più di 1.200 euro a livello provinciale; se calcolata sui posti convenzionati è invece pari a più di 41.000 euro per posto letto e, infine, se rapportata alle giornate effettive di accoglienza (cioè le giornate in cui un posto letto è stato effettivamente occupato) è pari a 121,3 euro.

Se si considera quest’ultimo indicatore, emergono differenze abbastanza significative tra i distretti, differenze che dipendono, in buona parte, da quanto efficacemente vengono utilizzati i posti letto (i più efficienti sembrano essere i distretti di Mirandola e Sassuolo) e da quanto intensiva è l’assistenza a seconda della struttura.