Il tema delle conquiste e della difesa del diritto al lavoro dignitoso, retribuito e non sfruttato, in Italia e nel mondo trova nuove ragioni per essere riproposto con vigore. Il lavoro ha assunto forme molteplici e indistinte, derivazioni e deviazioni tali e tante da costituire una nuova giungla di contrattazioni e tipologie di rapporti da confondere gli orientamenti, le certezze e le tutele dei lavoratori, e costituire nuove forme di ricatto per i disoccupati e per coloro che sono in cerca di nuova e di prima occupazione.

Un giungla, quella dei lavori, in cui interviene pesantemente una crisi economica duratura, intrecciata anche allo sfruttamento dei migranti.

Un tempo braccianti, scariolanti, operai, mondine oggi precari, collaboratori a progetto, contrattisti a termine, addetti ai call center, una miriade di partite iva che celano rapporti di lavoro dipendente, che sfuggono alle regole e ai controlli diventando spesso lavoro nero, che tradiscono i lavoratori e le imprese oneste.

A volte il tempo pare essere trascorso invano quando il bollettino di guerra delle morti bianche, in realtà rosse del sangue dei lavoratori, recita numeri indegni per una società civile: colpisce che abbia fatto notizia la condanna dei vertici della Fincantieri per le morti da amianto, colpisce che , pur avendo scalato il K2, l’operaio cada dal campanile di Cortina, sconvolge la scoperta di una nuova orrenda schiavitù praticata nei campi di raccolta di pomodoro nel nostro civilissimo Paese. Lascia poi perplessi il fatto che, per rincorrere profitti, si deroghi perfino sull’obbligo di chiusura degli esercizi commerciali in questo giorno di festa dei lavoratori, internazionalmente riconosciuto. Il primo maggio è festa del lavoro non del consumo, comegiustamente rileva Filcams CGIL di Forlì, invitando a partecipare al volantinaggio che si farà davanti al Conad Castrocaro.

C’è bisogno di interrogarsi sulle prospettive del lavoro o meglio dei lavori, occorre porre questa questione come centrale per la qualità della vita delle persone, c’è necessità di un diverso approccio al tema dello sviluppo, chiedendosi quale e come realizzarlo.

Bene ha fatto il sindacato a scegliere di tenere la Festa del primo maggio, dedicata a lavoro, legalità e solidarietà, a Rosarno. crogiuolo di violenze, di sfruttamento, di condizioni di vita impossibili e disumane, che rendono schiavisti anche dei semplici agricoltori. Una scelta altamente simbolica che con forza ci dice della schiavitù presente nel cuore del nostro paese, in Italia, nel 2010.

Nella memoria la strage di Portella della Ginestra, i morti nella tragedia di Marcinelle, degli operai della Mecnavi e della Thyssen, ma anche dei piccoli imprenditori che si sono suicidati: occorre essere in Piazza il

Primo Maggio, per onorare la loro memoria e per dare segnali concreti ai lavoratori, precari o meno, disoccupati o meno, cassa integrati o meno, tutelati o meno, a tutti i lavoratori.

Piazza San Giovanni, a Roma, sarà invasa come ogni anno da migliaia di giovani per il concerto organizzato dai tre sindacati. Insieme alla musica festosa e liberatoria, che troverà anche note e parole di impegno, è un dovere della politica prospettare alle nuove generazioni anche qualche certezza per il futuro. Una società che ruba il futuro alle nuove generazioni non è una società decente.

(Thomas Casadei, Consigliere regionale PD)