Il recente congresso del sindacato edili Fillea/CGIL ha affrontato la questione della qualità dello sviluppo nel nostro territorio, dal punto di vista di una categoria, quella dei lavoratori edili, impegnati su questo fronte nella duplice veste di cittadini e di attori dell’evoluzione delle nostre città.

Tenere insieme qualità urbana, quindi qualificazione della città, e il costruire in modo etico, è la sfida su cui siamo impegnati. L’analisi condivisa di un territorio, quello modenese, in cui si è costruito tanto, e non sempre bene, non deve farci perdere di vista una valutazione sulle esigenze effettive e sulla qualità delle proposte messe in campo.

Valutando nello specifico ciò che è stato proposto, non si può non ribadire ciò che il segretario Cgil Pivanti sostiene nella sua dichiarazione: “In tale contesto abbiamo apprezzato i contenuti del piano di programmazione provinciale (PTCP) che ha introdotto limitazioni ai processi di crescita ai PSC ed ai PRG che i Comuni intendevano adottare”, e io aggiungo compresi gli atti conseguenti.

Certo concordo sul fatto che già dal 2000, e successivamente nel 2005 la CGIL ha posto il tema della crescita ma oggi, nel mezzo di una crisi epocale, e nel mezzo del 2010, un’era geologica di distanza dal punto di vista politico rispetto al 2005, sia necessaria una nuova analisi e nuove proposte. Crescita e sviluppo non sono paradigmi attuali, occorre valutare in termini di evoluzione e qualificazione e verificare se in questo contesto c’è una coerenza condivisa.

Prioritariamente vanno più accuratamente censiti, distinte nelle due tipologie, gli immobili, un conto sono quelli sfitti, di proprietà di qualcuno, un altro conto sono gli invenduti, che si configurano come un “magazzino merci invendute”con ciò che questo comporta in termini di oneri per le imprese che li hanno costruiti. Ciò anche allo scopo di precisare meglio le proposte su come intervenire per affrontare il problema casa, con la consapevolezza degli strumenti e delle risorse disponibili, che evitino a tutti di proporre fughe in avanti, proponendo azioni declinabili in termini di enunciazione teorica più che di effettiva possibilità di attuarli, dubito cioè che uno strumento possa essere ad esempio, la requisizione.

Penso invece che sia indispensabile, all’interno degli Stati Generali sull’Economia, avere un’apposita sezione in cui affrontare dai vari versanti il tema del costruire. E’ innegabile che c’è il lato della funzione anticiclica che può svolgere l’edilizia, dall’altro c’è da analizzare sempre più in termini di riqualificazione il ridisegno del tessuto urbano e c’è l’aspetto di come coniugare l’offerta con le esigenze dei cittadini, sia in termini di qualità dell’abitare ed in quale contesto ambientale.

Le complessità dell’oggi, aggravate da una crisi sistemica, non ci consentono più di utilizzare schemi utili in un’epoca, gli anni Sessanta e Settanta, dove al centro c’era la dimensione quantitativa e dove fattori come la partecipazione erano incanalati dentro gli argini di forti e radicate organizzazioni di massa politiche, sindacali e culturali. Oggi l’opinione pubblica si costruisce percorsi diversi per manifestarsi, rapidi e molto variabili da un lato, ma anche facilmente manipolabili quando gli elementi messi in campo sono solo slogan senza la fatica necessaria all’approfondimento.

(Sauro Serri, segretario sindacato edili Fillea/Cgil Modena)