“Condivido e sostengo l’iniziativa dei docenti dell’Istituto Fermi di presidiare la scuola come protesta alla riforma Gelmini, denunciando i tagli che li colpiscono come cittadini, prima ancora che come docenti, e discutendo di proposte concrete per l’avvio del prossimo anno scolastico. Dimostreranno che chi protesta non dice no in modo ideologico, ma ha un’idea alta di scuola e si sente impegnato ad attuarla”. Lo afferma l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena, Adriana Querzé, sottolineando che “le modifiche che il ministro ha introdotto nelle scuole superiori hanno ridotto l’offerta formativa e gli istituti tecnici e professionali pagheranno il prezzo più alto, soprattutto con la riduzione delle attività di laboratorio”.

L’assessore annuncia la propria presenza al presidio: “Io sarò con loro per ascoltarli, raccogliere i loro suggerimenti e testimoniare l’impegno dell’Amministrazione comunale ad affrontare i problemi della scuola, delle famiglie e degli studenti”. Querzé sottolinea come le modifiche introdotte dalla Riforma abbiano “eliminato sperimentazioni qualificate ed apprezzate dal mondo produttivo, e risultano ancora incerte sotto molti aspetti agli stessi docenti che le dovranno applicare”.

Ciò che, secondo l’assessore, invece risulta chiaro è che “il riordino della scuola superiore ha gerarchizzato il sistema scolastico penalizzando gli istituti tecnici e i professionali”. Questo danneggerebbe particolarmente il territorio modenese, cresciuto sulla spinta propulsiva di scuole di questo tipo e i ragazzi “che non potranno acquisire quelle competenze tecnico-pratiche che hanno contraddistinto in passato gli studenti consentendo la loro immediata collocazione nelle piccole o grandi imprese modenesi”. Inoltre, nonostante la riforma venga applicata a partire dalle classi prime, l’assessore ricorda che “anche le seconde, terze e quarte saranno interessate perché, pur senza entrare nei nuovi ordinamenti, dovranno ridurre il monte ore settimanale delle lezioni”.

Querzé aggiunge infine che “il taglio di oltre 1193 docenti in Emilia-Romagna, a fronte di un aumento di 7-8 mila studenti, provocherà, anche nelle scuole secondarie di secondo grado, l’aumento del numero di alunni per classe, la soppressione di cattedre e l’accorpamenti di classi”.