L’incontro con la Direzione della cooperativa Italcarni di Carpi, svolto venerdì 4 giugno, non ha prodotto nessun passo in avanti in questa difficile vertenza. L’azienda persiste sulla strada dei licenziamenti, degli affitti di rami d’azienda e degli appalti di parti del processo produttivo.

Nel pomeriggio di ieri martedì 7 giugno si sono effettuate altre 3 ore di sciopero, durante le quali si è tenuta l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori Italcarni. In questa occasione – spiegano Flai/Cgil e Fai/Cisl Carpi – abbiamo deciso di proclamare altre iniziative di lotta e di inviare ufficialmente la richiesta d’incontro alle centrali cooperative LEGACOOP e CONFCOOPERATIVE di Modena.

Le Organizzazioni Sindacali hanno immediatamente ricevuto, nella giornata di ieri, il comunicato stampa di LEGACOOP Modena nel quale, oltre alla consapevolezza della difficile situazione economica e gestionale in cui si trova ITALCARNI, LEGACOOP si rende disponibile a partecipare solo su richiesta di ITALCARNI, sua associata. Dispiace, però – continuano Flai/Cgil e Fai/Cisl Carpi – non aver notato in quel comunicato stampa nessun passaggio inerente l’occupazione o sulla nuova organizzazione del lavoro che si vorrebbe introdurre in ITALCARNI (appalti e affitti), così come l’assenza di preoccupazioni in merito alla mancanza di un serio e credibile progetto industriale della cooperativa. Una cooperativa, che è bene ricordarlo, è la più importante del settore a livello nazionale, con un’inestimabile patrimonio di competenze e professionalità che non possono essere disperse con logiche di licenziamenti e “spezzettamenti” del ciclo produttivo che non hanno nulla a che vedere con la storia del movimento cooperativo modenese.

Come organizzazioni sindacali – prosegue il comunicato – rispettiamo profondamente le autonomie che le associazioni di rappresentanza devono avere, ma in questo caso dovrebbero saper giocare un ruolo più deciso in questo difficile confronto. Un ruolo più deciso in un comparto strategico per la filiera alimentare cooperativistica modenese, sia sul versante degli allevamenti, che sul versante della lavorazione e trasformazione delle carni suine. Non possiamo dimenticare che il 50% delle quote di Grandi Salumifici Italiani appartiene alla storica cooperativa UNIBON, e che ITALCARNI detiene il 27,31% di azioni di UNIBON. Per non dimenticare il ruolo della GRANDE DISTRIBUZIONE (COOP e CONAD) che, oltre ad essere cliente diretto di ITALCARNI, utilizza questa cooperativa direttamente e indirettamente per dare valore aggiunto ai prodotti che vende a proprio marchio.

La mancanza di un progetto industriale strategico, quindi, non riguarda solo ITALCARNI, ma anche altri. Per questo riteniamo importante ed urgente – concludono Flai/Cgil e Fai/Cisl Carpi – un intervento immediato delle Centrali cooperative per il futuro di ITALCARNI, ma anche di tutta la filiera.