“Mentre l’industria, la ceramica, il marmo andavano in crisi, a Reggio c’è stato chi ha costruito settemila alloggi senza venderli e, secondo i dati di Bankitalia, i depositi bancari sono cresciuti del 27%: possibile che nessuno si sia posto qualche interrogativo di fronte a questi dati?”.

Il professor Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti di ‘Ndrangheta a livello internazionale, ha risposto ieri sera con queste parole a una domanda della presidente della Provincia Sonia Masini sulla possibile apertura di nuove banche nel reggiano, durante l’audizione congiunta da parte delle Commissioni consiliari Economia e Crisi, presiedute rispettivamente dai consiglieri Marcello Stecco e Valeria Montanari. Appuntamento organizzato dopo l’audizione avvenuta a fine maggio del presidente della Camera di commercio Enrico Bini.

Un dato, quello citato da Nicaso, già emerso nel corso della relazione iniziale del professore, nel corso della quale aveva cercato prima di tracciare il profilo di questa organizzazione mafiosa, quindi di mettere in luce i segnali che si registrano anche sul territorio reggiano.

“Mi occupo da 25 anni di mafie, in particolare di ‘ndrangheta – ha esordito Nicaso – una organizzazione in grado di adattarsi a tutte le situazioni, l’unica vera mafia globalizzata, interessata non solo ai soldi, ma anche, e soprattutto, al potere. In genere approfitta di problemi, eventi catastrofici, grandi appalti pubblici per insediarsi e ha una struttura basata sui vincoli di sangue”.

Per questo sono pochi anche i collaboratori di giustizia, per ogni esigenza infatti le risposte si trovano in famiglia: fratelli, figli, cugini, parenti e compari.

“La ‘Ndrangheta deve investire i propri capitali – ha proseguito – e non lo fa mai in Calabria, dove in genere si limita a saccheggiare le poche disponibilità. La testa è e resta nel cuore dell’Aspromonte, ma gli investimenti si fanno altrove. Esiste attualmente un solo elemento che ci permette di dire che la ‘ndrangheta c’è: la confisca dei beni illegalmente conseguiti, e in Emilia, Reggiano compreso, ci sono beni sequestrati”

Il professor Nicaso ha poi ripercorso le tappe principali della presenza dell’organizzazione nel Reggiano, con l’arrivo di Dragone nel 1982, di Vasapollo, di Grande Aracri: poi i legami con l’estrema destra di Paolo Bellini, ma anche la necessità per la ‘ndrangheta, al fine di insediarsi, di “trovare sponde, cointeressenze sul territorio”.

“I maggiori investimenti li hanno fatti nel campo dell’edilizia, ma il vero mercato che controllano è quello della droga, in particolare della cocaina, ed un’attività fortemente radicata nel Reggiano è quella dell’usura – ha proseguito Nicaso – Occorre intensificare i controlli sugli appalti, e su tutta la conseguente catena dei subappalti. Anche le cooperative oggi scontano la difficoltà a trovare manodopera, e spesso il rischio è di finire in situazioni pericolose, bisogna aumentare i controlli sulla filiera dei lavori pubblici”.

“Adesso ciò che deve preoccupare – ha proseguito Nicaso – non è tanto quello che sta succedendo a Reggio, ma quello che sta accadendo in Calabria, dove è in corso una guerra per la successione. I giovani rampolli stanno facendo cose che i loro padri mai avrebbero fatto, la ‘ndrangheta non ha mai dichiarato guerra allo Stato, si è sempre infiltrata, oggi le cose stanno cambiando. A Reggio colgo invece segnali positivi, li noto e sono convinto che sia importante creare un fronte comune per studiare, prevenire e combattere certi fenomeni. La situazione è delicata, dovete valutarla bene, vanno bene i protocolli ma devono essere riempiti di contenuti vincolanti, chi lavora col pubblico deve garantire determinati standard di sicurezza. Occorre stare tutti dalla stessa parte, il livello di guardia non si deve mai abbassare”.

Il capogruppo di Rifondazione Alberto Ferrigno ha ripreso il tema delle infiltrazioni mafiose nella politica: “Come possiamo evitare che questo succeda anche a Reggio?”.

“La ‘ndrangheta ha cercato di farlo ovunque – ha risposto il professor Nicaso – al momento non abbiamo alcun elemento che faccia pensare alla sua infiltrazione negli enti locali in Emilia Romagna. Questo ci fa pensare che probabilmente non ha ancora messo radici. Ma è un pericolo che si corre. In Piemonte e Lombardia è già successo. Siete voi però che conoscete il territorio e siete voi chiamati a dover fare scelte perché questo non succeda”.

Giuseppe Pagliani, capogruppo del Pdl, ha rilevato la necessità di controllare anche gli investimenti e la capacità di spesa infinita: “Dovrebbero essere controllate quelle aziende che hanno investito somme esorbitanti negli ultimi 10 anni, pur non avendo alle spalle strutture produttive importanti”.

Il consigliere dell’Udc Mario Poli ha rilevato comunque la capacità di reazione dei reggiani rispetto a un fenomeno estraneo al tessuto sociale locale.

A chi invece gli chiedeva soluzioni, come il consigliere dell’Italia dei valori Emanuele Magnani, Nicaso ha risposto che purtroppo non sono facili: “Se sapessi come fare per smantellare il traffico di droga – ha commentato – forse non sarei qui.”

Un tema cruciale, toccato dal professor Nicaso su sollecitazione del capogruppo dell’Idv Rudy Baccarani, è stato quello della nuova normativa sulle intercettazioni telefoniche: “Questa riforma riporterà la lotta alla mafia all’anno zero. Le intercettazioni telefoniche rappresentano uno degli strumenti più efficaci. Ciò che sta accadendo è per me inspiegabile. Io non vivo in Italia e non voto in Italia, questo Governo ha fatto due cose straordinarie contro la mafia: ha abolito il patteggiamento in appello e ha snellito l’iter per la confisca dei beni. Dopo questi provvedimenti non capisco come si possa pensare una legge assurda come quella attuale, che garantisce la privacy dei mafiosi. Ancora una volta siamo di fronte alla schizofrenia che da sempre caratterizza la lotta alla mafia”.

La presidente Sonia Masini ha poi chiesto al professor Nicaso uno studio specifico proprio sulla situazione di Reggio: “Io credo sia importante capire quando è cominciato, quali sono state le reazioni e quali le correzioni da mettere in campo. Io non credo che non si sia voluto vedere – ha affermato la presidente della Provincia – Purtroppo però la ricchezza può davvero rischiare di non far vedere. Oggi siamo di certo in una fase nuova, non credo che la situazione sia stata sottovalutata volutamente, ma oggi cresce una nuova consapevolezza. A questo punto è importante promuovere una coscienza di massa, in modo da avere una reazione corale. Dobbiamo avere la possibilità di essere informati in tempo reale, e questo è possibile solo con studio approfondito”. Lo stesso professor Nicaso ha infatti messo in luce la difficoltà che ha il territorio nel valutare ciò che accade in modo giusto: “Gli ultimi episodi, solo per fare un esempio, non sono stati collegati dai giornali a ciò che in precedenza era accaduto alla stessa famiglia in Calabria. E’ necessario contestualizzarli per capirne la portata e i rischi che il territorio sta correndo”.