“Si aggiunge un tassello importante alla serie di misure che istituzioni e forze dell’ordine, con il diretto coinvolgimento della società civile, stanno mettendo in campo per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata. L’insediamento del tavolo presieduto dal prefetto Benedetto Basile va quindi salutato positivamente e conferma l’acquisizione di una consapevolezza, più matura rispetto al passato, sul tema della presenza anche nel nostro territorio di fenomeni riconducibili alle mafie”.

La nascita di un soggetto che coinvolge la magistratura, le forze dell’ordine e le associazioni del mondo economico va a rafforzare ulteriormente gli strumenti per reagire e respingere un’aggressione i cui segnali sono purtroppo numerosi. Ancora oggi, nonostante gli importanti colpi inferti dalla magistratura alla criminalità organizzata, rimane la difficoltà di leggere quanto stia accadendo in provincia di Modena e nelle zone limitrofe. Le mafie hanno oramai da tempo adottato strategie meno clamorose: in maniera sotterranea, le attività si sono progressivamente allargate, ad ambiti considerati sino ad oggi meno tradizionali. All’edilizia, pur rimanendo il settore ad oggi più a rischio, si sono aggiunte le estorsioni, in preoccupante crescita, il gioco d’azzardo ed ora con maggiore frequenza si fa riferimento a bancarotte fraudolente pilotate, all’acquisto di bar, ristoranti, locali notturni, tramite l’utilizzo di prestanome.

Le infiltrazioni quindi si allargano e anche le modalità sono cambiate. Oggi assistiamo a un salto di qualità dell’attività delle mafie: si sono notevolmente trasformate e sono più difficili da riconoscere. Non solo persegue quelle dichiaratamente illecite, quali ad esempio il traffico di stupefacenti, ma riesce a plasmare ai diversi contesti territoriali le proprie forme di contaminazione del tessuto economico sociale. Ora impossessandosi direttamente della titolarità dell’impresa, ora avvalendosi di prestanome; o in altri casi agendo in compartecipazione con imprenditori e professionisti collusi, alla stregua di un imprenditore occulto. Un modo sempre più subdolo, camaleontico, che rende ancora più complessa l’individuazione del confine netto tra ciò che è legale e ciò che non lo è.

Questo scenario diventa ancora più preoccupante a causa della prolungata crisi che ormai da quasi due anni sta investendo la nostra economia rendendo oggettivamente più vulnerabile il nostro tessuto produttivo, esponendolo a nuovi intrecci e o ricatti che possono aprire varchi a un’ulteriore escalation della criminalità organizzata. Ricordiamo ad esempio le difficoltà di accesso al credito che spesso mette a rischio la stessa sopravvivenza delle imprese.

La costituzione di un Osservatorio in prefettura con il coinvolgimento di magistratura, forze dell’ordine e associazioni del mondo produttivo e del commercio, scelta che peraltro si aggiunge alla recente nascita in procura del pool guidato da Lucia Musti, è un ulteriore segnale positivo e concreto della volontà di reagire in modo deciso, che sosteniamo con convinzione. “Le associazioni imprenditoriali debbono essere tra i protagonisti della cosiddetta ‘sicurezza partecipata’. Il forte radicamento sul territorio rappresenta, infatti, un patrimonio importante da mettere a disposizione della comunità per cercare di isolare e quindi debellare sul nascere tutti quei fenomeni riconducibili alla criminalità organizzata”. 

Proprio in tale ottica ed al fine di rendere più incisiva ed efficace l’azione di contrasto alla malavita organizzata, le Associazioni hanno condiviso nelle scorse settimane un documento sul preoccupante tema delle infiltrazioni della malavita organizzata nel tessuto economico, i cui contenuti verranno resi pubblici nei prossimi giorni.