«Nessuno vuole fare sante alleanze, ma mandare a casa Berlusconi è un simpatico obiettivo». La battuta di Pierluigi Bersani, pronunciata giovedì sera poco dopo l’inizio dell’intervista con Ninni Andriolo de L’Unità, manda in tilt l’applausometro della gremitissima tenda dibattiti di FestaReggio.

Tutti i riflettori erano puntati sul Campovolo, dopo la lettera con la quale il segretario nazionale del Pd ha rilanciato, dalle colonne di Repubblica, l’idea del nuovo Ulivo. Introdotto dal segretario provinciale Roberto Ferrari – che ha voluto rimarcare l’attaccamento del Pd al territorio mettendo anche in risalto l’impegno dei volontari che quotidianamente contribuiscono alla gestione della Festa – e ricevuto dai dirigenti del Partito Democratico locale (in primis il presidente della Regione Vasco Errani, giunto a sorpresa), Bersani ha toccato tutti i temi del quadro politico nazionale.

L’intervista prende le mosse dall’attentato al procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, «che rischia di essere l’unica ad avere moneta sonante da dare ai giovani, con le conseguenze che ci possiamo immaginare», ed un florilegio di battute sull’«incontro lacustre» tra Berlusconi e Bossi: «Sul lago deve esserci un’acqua miracolosa: sono tutti d’accordo, sembra che non sia successo niente, e si va avanti così. Ma dopo il lago Maggiore i problemi del paese rimangono».

Ha proseguito il segretario: «Il Pd non teme le elezioni, ma se ci saranno deve essere chiaro che hanno un padre ed una madre, ovvero Berlusconi e le sue crisi interne. Sarebbe necessario aggiustare la legge elettorale, che è una vergogna cosmica e non è possibile accettare che una persona sola nomini tutti i suoi deputati. Comunque vadano le cose, penso che tutta la legislatura però non la faremo».

Sul nuovo Ulivo, «vogliamo proporre questo patto, che consiste in un percorso comune delle forze di centrosinistra interessate ad una piattaforma fatta di lavoro, di civismo, di equità, di innovazione e disponibili ad impegnarsi ad una progressiva semplificazione politica e organizzativa che rafforzi il grande campo del centrosinistra. Un simile percorso dovrebbe lasciarci definitivamente alle spalle l’esperienza dell’Unione e prendere semmai la forma e la coerenza di un nuovo Ulivo, in cui i partiti del centro sinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l’Italia e per l’Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese». Nessun desiderio di annessione, ma semmai un proporsi come «fratelli maggiori dell’alternativa», e per questo cercherà di fare «delle chiacchierate con tutti i partiti, Di Pietro, Vendola, i Socialisti, i Verdi, qualche buona forma di civismo».

Bersani, lo si comprende chiaramente, non ha nessuna voglia di lasciarsi trascinare nel “giochino delle primarie”: «Una volta che sarà stata individuata la coalizione che stringerà questo patto, allora, tutti d’accordo, ci troveremo a scegliere l’uomo o la donna che ci metteranno maggiormente in condizione di vincere. Non dobbiamo fare il concorso di Castrocaro, dobbiamo battere Berlusconi». E, ha proseguito, «l’Italia ha bisogno del Pd, perché in questi mesi ci giocheremo il fatto che il paese prenda una piega piuttosto che un’altra». Ed ecco che si partirà con una capillare campagna di «porta a porta, gazebo, volantini». Primo appuntamento, all’apertura delle scuole, per parlare dei disagi che la riforma Gelmini porterà in aula.

Delle ultime dichiarazioni di Berlusconi, che ha parlato di «ammucchiate», Bersani pare proprio non curarsi: «E’ lui che sta facendo l’ammucchiata, e che sta cercando di tenere insieme delle forze che si tirano le coltellate tutti i giorni». Secondo il segretario democratico, «il berlusconismo è una deformazione della democrazia, e mi auguro che non abbiamo mandato a casa il duce per avere un ducetto da operetta. Bisognerebbe andare da chi l’ha votato, e dirgli: “Con tutto questo ghe pensi mi , che cosa hai portato a casa? Sono calate le tasse, la burocrazia non c’è più?” Lui ha l’orecchio sui miliardari, e non riesce neanche a pronunciare la parola lavoro».

Sempre a proposito di lavoro, non poteva mancare un riferimento all’amministratore delegato della Fiat Marchionne ed alle sue dichiarazioni al Meeting di Rimini: «Mi piacerebbe essere ancora ministro per chiedergli se pensa che in Italia vi sia una milionata di lavoratori che abbia la testa all’800. Bisognerebbe smetterla di fare riferimento sempre e solo alla contrattazione in deroga, che rischia soltanto di balcanizzare il sistema. Io dico sì ad un mondo di relazioni sindacali moderno ed adeguato al tempo, ma con regole nazionali, perché questo paese è sin troppo frantumato e diviso».

Ce n’è anche per Tremonti, che parla di fase 2 nel programma di riduzione delle tasse. <<Ma per carità: in Italia chi paga le tasse, non le ha mai pagate così care, ed il governo dovrebbe iniziare ad individuare sistemi di scoraggiamento dell’evasione, come la tracciabilità dei pagamenti, combattere meglio i furbi e spostare il carico della tassazione sulle rendite da finanza e da patrimonio» .

Da ultimo, il tema delle autonomie: «La Lega è il pilastro di Berlusconi, gli sta attaccato come ad un vecchio zio, di cui si vuole prendere l’eredità, e non gli lascia neanche la badante. Di fatto, hanno abdicato al federalismo, facendo approvare una manovra finanziaria che penalizza gravemente gli enti locali. Sapete cosa gli dico? Altro che Roma ladrona, voi state con i quattro ladroni di Roma, e l’unica cosa che avete saputo inventare sono state le ronde».

Bersani ricorda Nilde Iotti

«C’è bisogno di iniziative come questa che intende dare vita ad una fondazione intitolata a Nilde Iotti: basti pensare a come il berlusconismo ha ridotto la questione femminile a pura oggettistica. E si deve riprendere il grande tema della dignità delle istituzioni, su cui la Iotti è stata davvero insuperabile». Così il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, ha voluto salutare i partecipanti alla cena di sostegno e promozione alla fondazione Nilde Iotti, svoltasi giovedì al ristorante il Mauriziano.

Un’iniziativa che ha ottenuto un ottimo successo, con oltre 100 prenotazioni e un incasso di 3.330 euro. «Il nostro spirito è quello di ricordare l’esperienza della Iotti, ma pure quello di promuovere le buone politiche», ha detto il segretario provinciale del Pd Roberto Ferrari.

Ad Eletta Bertani, che della Iotti fu amica personale, il compito di spiegare le motivazioni che hanno portato all’idea di costituire tale fondazione nazionale: «Tante donne, di generazioni diverse, sono presenti a questa serata, perché il nome di Nilde Iotti è un elemento unificante». La Bertani ha spiegato che l’intenzione è quella anche di istituire il comitato a livello locale, per «fare conoscere le idee di Nilde Iotti, e valorizzare il talento delle giovani generazioni, particolarmente delle giovani donne, per il sostegno e il rafforzamento della loro partecipazione attiva alla vita politica e delle istituzioni »

Un saluto è stato portato anche dalla presidente della Provincia, Sonia Masini, e dal sindaco di Reggio, Graziano Delrio.

«E’ trascorso quasi un anno da quando ci incontrammo con Livia Turco, Eletta Bertani e Loretta Giaroni per questo progetto, e ci piace pensare che la fondazione Nilde Iotti rappresenti un riferimento per l’Italia intera contro il degrado: pensiamo a come il presidente del Consiglio parla delle donne e con le donne», così Sonia Masini. Le fa eco Delrio: «E’ un’iniziativa importante, in cui la presenza dei reggiani deve essere fondamentale, perché si tratta di una cosa di valore per la nostra città. Sono comunque felicissimo che la memoria di Nilde, come madre della Repubblica, riguardi tutta la nazione e tutta l’Italia».

La grinta genuina di Irene Fornaciari

Ha affrontato il palco con grinta, energia e tanta emozione, regalando la sua voce espressiva alla terra che, almeno in parte, è anche sua. È arrivata ieri a Festa Reggio con questo spirito Irene Fornaciari, chiamata ad esibirsi sul palco dell’Arena spettacoli Sputnik: per qualcuno è ancora «la figlia di Zucchero», per gli ascoltatori più attenti è soprattutto un’artista giovane che, negli ultimi anni, ha dimostrato di avere molte qualità come autrice e cantante.

Accolta dal pubblico sulle note di Il diavolo illuso, la Fornaciari mostra subito la sua carica con un brano solare come It’s a wonderful life o la grintosa Aspetta e spera. L’artista, tuttavia, non nasconde il suo lato più intimista, interpretando Una carezza (brano scritto da Zucchero per la figlia nel 2006 e da lui inciso due anni dopo), così come la sua parte ironica: «Bisogna sempre tenere i piedi per terra, mai prendersi troppo sul serio» sottolinea Irene (quasi citando il testo paterno di Amen), prima di riproporre il suo primo brano uscito come singolo nel 2006, Mastichi aria.

Dopo No more Amor, rilanciato con interesse dalle radio, è però il turno del brano più atteso e noto: Il mondo piange, portato quest’anno a Sanremo con la complicità dei Nomadi (autore della parte musicale del brano, tra l’altro, è Damiano Dattoli, che ha firmato anche Io vagabondo), non è stato premiato dalle giurie, ma le radio e il pubblico hanno apprezzato molto. «Anche questa, per me, è una canzone d’amore – tiene a precisare l’artista durante il concerto –. In molti mi chiedono se davvero io non so perché il mondo piange: la risposta è dentro l’intera canzone, in fondo tutti abbiamo bisogno di amore puro, perché il mondo non pianga più».

L’esibizione prosegue in bilico tra generi diversi: Irene Fornaciari passa agilmente dalla carica spruzzata d’inglese (quasi “alla Zucchero”) di Don Uorri alla dedica appassionata in rosa di Sorelle d’Italia, alla suggestione di Spiove il sole, ricordo della sua prima esibizione all’Ariston nel 2009; la cantante riesce ad accostare l’ironia contagiosa con cui propone un antico cavallo di battaglia di Caterina Caselli (Sono bugiarda) e l’intensità assoluta di un classico come Proud Mary, poi si concede nove minuti filati tutti all’insegna del soul e del rythm’n’blues, da Take me to the river a Dancing in the street, passando per il brano “di culto” Lady Marmalade.

I bis sono un crescendo di suggestioni: voce, chitarra acustica e tastiere sono gli unici ingredienti della delicata Voli, di un omaggio a Lucio Battisti con Emozioni in una versione intensa e vissuta e di un nuovo, assolutamente discreto tributo a Zucchero attraverso Un piccolo aiuto, brano non tra i più noti del cantautore di Roncocesi ma interpretato con la grazia necessaria. Tornata sul palco la sezione ritmica, c’è ancora il tempo per Un sole dentro, che nel 2006 avrebbe potuto partecipare a Sanremo («A Baudo non piacque per niente» ricorda oggi Irene) e Ho difeso il mio amore, lettura aggressiva di una delle cover più amate dei Nomadi («Un omaggio a delle persone straordinarie che hanno accettato di andare al festival con un’artista emergente»); prima di ripetere Il mondo piange, la Fornaciari si congeda dal pubblico con una versione coraggiosa del brano che Luigi Tenco eseguì nella sua unica e sfortunata partecipazione sanremese, Ciao amore, ciao.