Seconda giornata per il festival UN PO che quest’anno, alla sua quarta edizione, vede la partecipazione di ben cinque Comuni rivieraschi: Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla e Luzzara che fino al 10 ottobre proporranno spettacoli, musica, presentazione di libri, teatro ragazzi, performance e tanto altro ancora nelle atmosfere suggestive e incantante del Grande Fiume. Il festival è organizzato dalla Biennale del Paesaggio, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna e i Comuni che ospitano gli eventi.
Dopo l’emozionante spettacolo di danza verticale sulle pareti del Palazzo Ducale di Guastalla di ieri sera, venerdì 1 ottobre, sabato 2 ottobre si entra nel vivo del programma con altri 2 appuntamenti: alle ore 16 nella bellissima cornice scenografica del cortile del Palazzo Ducale di Guastalla la banda di Guastalla darà vita ad un bellissimo concerto sul solco della tradizione e non solo; alle ore 21 ci si sposterà al Teatro Ruggero Ruggeri di Guastalla per lo spettacolo teatrale dal titolo “Il poema dei monti naviganti” con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani tratto dal libro “La leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz.
La banda di Guastalla nasce in periodo tardo-risorgimentale come banda cittadina creata appositamente per evidenziare le diverse celebrazioni religiose e civili, da allora ha sempre mantenuto il carattere musicale dettato dalle celebrazioni ma ha approfondito con gli anni le armonie e i musicisti sia contemporanei sia classici, realizzando concerti sia per banda che per orchestra.
Lo spettacolo con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani al Ruggeri di Guastalla alle ore 21 prende vita dal libro di Paolo Rumiz “La leggenda dei monti naviganti”, scrive l’autore “Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora. Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure. Ma può anche essere il perfetto luogo rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocultura del mondo contemporaneo”. “Il Poema dei Monti Naviganti” nasce così da una bella intuizione di Roberta: il meraviglioso, attento, curioso e intenso percorso fisico e verbale dei viaggi, degli incontri, delle osservazioni, degli articoli e del libro di Rumiz poteva trovare altre, ulteriori e prospettiche dimensioni, quella del racconto orale e quella di una sintesi scenica che ricreasse, davanti agli spettatori e nelle parole e nei corpi vivi degli attori, quelle migliaia e migliaia di chilometri di paesaggio popolato di figure, compiuti ed elaborati nella parola scritta, da celebrarsi ora come in un grande e giocoso poema epico dei nostri giorni. In scena due attori, Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani, raccontano, interpretano e interagiscono, rappresentando due diversi approcci, almeno in partenza e a volte in alternanza a seconda delle circostanze: coinvolgimento e presa di distanza sdoppiano il personaggio originale dello scrittore e giornalista, trasformandolo per una parte in una scrittrice e giornalista ideatrice del viaggio e per l’altra in un fotografo, “imbarcato” nell’avventura, due atteggiamenti che come luce e ombra creano o rivelano rilievi, contrasti o addolcimenti, rispetto alla natura del paesaggio di montagna, alle strade esaltate dalle curve, e agli incontri, alle modalità e alle aspettative.
Dice la Biagiarelli: “con Paolo Rumiz ci siamo incontrati su strade balcaniche, e il mio Appennino assomiglia molto ai Balcani. Sono una donna dell’Appennino d’Oriente, una montanara di mare per dirla con Rumiz.
Il “libro La leggenda dei monti naviganti” e i mondi esplorati da Rumiz mi sono subito piaciuti, mi sono sentita appartenere a quel popolo di giardinieri rimasti a bordo dell’arca. La sua scrittura è stata l’apertura di uno scrigno, lo svelarsi di una materia di lavoro che risuona, l’occasione di approfondire uno sguardo.
Ci sono mestieri che si somigliano, vivono ed echeggiano per affinità, si alimentano a distanza arricchendosi reciprocamente. Mi piace pensare che un giornalista scrittore quale è Paolo Rumiz fatica, suda, mangia polvere, macina chilometri, osserva, annota per poi depositare la scrittura nelle pagine di un libro: la vita, le persone incontrate, le storie raccolte. A noi attori spetta il compito e il piacere di staccare le parole dalle pagine di carta per restituire loro gambe, corpi, voci, fisionomie specifiche. Se il vizio di Rumiz è quello di imparare a memoria carte geografiche, noi attori abbiamo la pretesa di farle parlare, nell’ostinata intenzione di salvare questa nazione dalla morte dei luoghi, per riuscire a raccontare con stupore e meraviglia ciò che una volta trovato resta prezioso e perdura”.
Al di fuori del teatro ci sarà anche la Fiat Topolino “Nerina” di Roberto Righi utilizzata proprio da Rumiz nel suo lungo viaggio tra i paesaggi italiani. Un viaggio di 8.000 chilometri partito a Trieste, dove le rosee Dolomiti si specchiano nel mare fino ai monti calabri degli Appennini, lungo tutte le Alpi che s’incrociano coi monti sopra Cuneo, attraverso l’incrocio, in Liguria, con le valli dell’Oltrepò.
Il Signor Righi, insieme a diversi soci del fans club delle Topolino, approderanno a Guastalla alla guida delle loro magnifiche automobili d’epoca per assistere allo spettacolo che, con i suoi toni delicati e coinvolgenti, è capace di ‘far viaggiare la mente’ insieme alle azioni e ai pensieri dei due protagonisti, una donna dal carattere allegro ed entusiasta, interpretato da Roberta Biagianelli, assieme a Sandro Fabiani che le fa da partner in modo assolutamente perfetto, con la sua faccia simpatica e i modi divertenti, entrambi perfetti nel tallonare il racconto con straordinaria mimica, avendo a che fare soltanto con scale che diventano montagne e un paio di sedie che appaiono come la Topolino con la quale la coppia immaginaria ha scelto di viaggiare attraverso l’Italia, da est a ovest e da nord a sud, senza mai percorrere autostrade e grandi città ma solo stradine tutte curve, per conoscere la gente vera e vivere il viaggio fino in fondo.
Il costo del biglietto è di Euro 10, under 25 anni l’ingresso è di Euro 5.

