“La contrazione degli investimenti pubblici nell’edilizia ha assunto una tendenza costante, pari, per le pmi edili, ad un calo del 20% negli ultimi tre anni”. A denunciarlo è l’Aniem (Associazione nazionale imprese edili della Confapi), secondo cui le risorse a disposizione degli enti locali sono sempre più esigue e il crollo della produzione per le piccole e medie imprese che operano nel settore dell’edilizia, ben il 94% del settore, subirà un calo ulteriore. Per il Presidente Dino Piacentini “negli ultimi sei anni gli investimenti in opere pubbliche sono diminuiti del 21%, il numero dei bandi si è dimezzato, con un calo del 30% nel 2010 e ulteriori diminuzioni sono già messe in conto per il 2011 e il 2012”.

Secondo l’Associazione le risorse destinate a nuove infrastrutture rappresentano ormai solo il 2% del bilancio statale, ed emerge una costante diminuzione dei lavori di piccolo e medio importo, ben -40% per i lavori fino a 500.000 euro, mentre i bandi di importo superiore ai 100 milioni di euro sono più che raddoppiati dal 2003 ad oggi.

“Ormai – aggiunge Piacentini – sembra consolidarsi la tendenza ad un coinvolgimento dei soggetti privati nel finanziamento degli interventi infrastrutturali: nei primi otto mesi del 2010 si è registrata una crescita del 62% dei bandi per Ppp (pubblic private partnership)”.

Per rilanciare la competitività e la crescita del settore, secondo l’Aniem serve una riforma urgente, per un “nuovo sistema Pmi contro la crisi”: occorre partire dalla consapevolezza della situazione finanziaria che vede, in costante tendenza, una diminuzione delle risorse pubbliche per investimenti in infrastrutture. Per questo Aniem chiede al Governo 5 interventi immediati: la riformulazione del sistema di qualificazione delle Soa, che avranno il compito di verificare le nuove imprese che accedono al settore e operano nell’edilizia privata, l’con abbattimento del 50% dell’attuale sistema tariffario; l’applicazione della contrattualistica di rete al settore dei lavori pubblici; l’innalzamento dell’iva al 4% per tutte le operazioni riconducibili all’edilizia e all’abolizione sull’invenduto; un piano straordinario per la riqualificazione delle aree urbane, sulle quali destinare il gettito Ici e, infine, l’alleggerimento immediatamente del costo del lavoro.