Un bando per rendere l’ICT a misura d’azienda femminile. L’opportunità arriva dal concorso dell’iniziativa Opta, che offre alle imprese a prevalenza femminile, pacchetti di consulenza strategica del valore di 10mila euro (più di 100 ore) per progettare innovazioni aziendali con l’ausilio delle tecnologie informatiche, al fine di aumentare la competitività e forza sui mercati. Ogni partecipante potrà presentare entro il 31 gennaio – rigorosamente on line – fino a un massimo di tre idee. Un aiuto di cui c’è indubbiamente bisogno, a giudicare dai risultati dell’indagine realizzata dalla Provincia di Bologna per conto di Aster.

La ricerca analizza, infatti, la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) tra le imprese femminili dell’Emilia-Romagna. “La fotografia che ne esce – spiega il direttore generale di Aster Paolo Bonaretti – presenta luci e ombre. C’è, infatti, una buona diffusione di base e una buona consapevolezza dell’importanza degli investimenti in questo ambito per accrescere la competitività dell’azienda. A tutto ciò spesso, però, non seguono i fatti”. Per questo Opta – un’iniziativa della Regione in collaborazione con ASTER, Unioncamere, Camere di Commercio e Comitati per l’imprenditoria femminile – vuole provare ad ottenere un salto di qualità.

Ma vediamo che cosa racconta – cifre alla mano – l’indagine. A Reggio Emilia tre aziende in rosa su quattro (per la precisione il 74,1%) considerano l’ICT un fattore strategico per il proprio futuro. Una convinzione teorica importante, una buona base di partenza. Non è la sola: il 96,3% è collegato a Internet. Il 94,4% usa la posta elettronica. Nel 77,8% delle imprese tutti i dipendenti usano il computer, a cui si deve aggiungere un ulteriore 3,7% nelle quali il pc è su oltre la metà delle postazioni di lavoro. In oltre un terzo dei casi (38,9%) i computer sono anche connessi tra loro, attraverso una rete interna, per facilitare il lavoro comune.

La base, insomma, c’è. Il problema è ora fare un salto di qualità e qui qualche problema si rivela. Due aziende su cinque (40,7%) hanno un sito, ma nel 100% dei casi è solo una vetrina: nessuna funzione avanzata. E solo il 7,4% usa internet per vendere i propri prodotti. La posta elettronica certificata c’è solo in un’azienda su quattro e la firma digitale in una su quattro (27,8%), ma il 13% anche se ce l’ha la usa meno di una volta all’anno o addirittura mai.

Ovvio che – usata con il freno a mano tirato – l’ICT non dia tutti i risultati che sarebbe lecito attendersi. Così se in tre casi su quattro ha migliorato sia le relazioni con clienti e fornitori sia la condivisione interna delle informazioni, solo in poco più di tre casi su dieci ha ridotto i costi o aumentato la competitività. Così il 44,4% delle aziende considera l’ICT un investimento vero e proprio, mentre per un quarto sono una spesa senza ritorno o dal ritorno dubbio. Solo in un’azienda su nove (11,1%) c’è una persona che si occupa a tempo pieno di ICT. In oltre la metà (63,2%) addirittura non c’è nessuno. Corsi di formazione sul tema? Negli ultimi dodici mesi solo un’azienda su dicotto ne ha realizzati (5,6%).

Il concorso Opta si propone di smuovere un poco le acque. Il bando è aperto a tutte le imprese femminili con meno di 250 dipendenti e/o 50 milioni di fatturato. Per partecipare non occorre presentare un progetto articolato: basta spiegare una o più idee innovative (fino a tre), in grado di migliorare la propria attività o i propri prodotti o il modo con cui questi vengono proposti ai potenziali clienti. La domanda va compilata on line, sulla modulistica che si può trovare sul sito di Opta (http://opta.aster.it). C’è tempo fino al 31 gennaio. Un’apposita commissione valuterà le idee progettuali arrivate in base a sei criteri illustrati nel bando di concorso scaricabile sempre dal sito. I vincitori saranno proclamati nel corso di un evento pubblico previsto per il prossimo 8 marzo. Le prime tre imprese classificate riceveranno così il sostegno per passare dall’idea a un progetto concreto entro la fine del giugno 2011.