Le modalità con le quali sono state effettuate le nomine nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa di risparmio di Modena sono state al centro di un dibattito del Consiglio provinciale innescato da un ordine del giorno presentato da Dante Mazzi, e sottoscritto da tutto il gruppo del Pdl, che è stato respinto dall’assemblea. Contro il documento, che esprimeva «profondo rammarico per la nomina dei rappresentanti della Provincia nel Consiglio di indirizzo della Fondazione con una mera logica di lottizzazione partitocratica», hanno votato Pd, Idv e Udc; a favore Pdl e Lega nord.

Nell’illustrare l’ordine del giorno, il capogruppo del Pdl Dante Mazzi, affermando che la Fondazione «non deve essere il “bancomat” del Comune di Modena per coprire i buchi di un bilancio sbagliato fin dall’inizio», ha ricordato come le linee di indirizzo sulle nomine stabilite dal Consiglio provinciale dispongano che «in nessun caso può costituire titolo preferenziale o di esclusione l’appartenenza a un’area politica». Ma le candidature, ha sostenuto Mazzi, sono state proposte «prescindendo da un percorso condiviso e partecipato» e dei nominati «nessuno è al di fuori della logica partitocratica: ci sono anche ottimi professionisti che hanno svolto attività politica, ma alcuni sono solo politici». Luca Gozzoli, capogruppo Pd, ha replicato che le nomine sono state fatte «seguendo il percorso frutto del documento di indirizzo» e che è «lesivo definire “bancomat” un ente come la Fondazione, vicino alle esigenze dei cittadini e che svolge funzioni che suppliscono alle mancanze del Governo». Secondo Fabio Vicenzi (Udc) «si può discutere di Fondazione e delle nomine della Provincia ma senza mettere in dubbio le competenze dei professionisti nominati nel Consiglio. In questo modo si dà un’immagine negativa che non riconosco». Giusto discutere di nomine anche per Denis Zavatti (Lega nord) per il quale «è una buona politica condividere le idee», mentre secondo Luca Ghelfi (Pdl), è «ovvia la battaglia sulla Fondazione, uno dei principali interlocutori della politica senza il quale quasi nessun progetto può essere realizzato, ma – ha aggiunto – la Fondazione è comunque un patrimonio di tutti e quindi vi dovrebbero essere rappresentate anche le minoranze». Per Giorgio Siena (Pd) sarebbe «utile sapere come vengono effettuate le stesse nomine in Veneto e Lombardia», ma per Stefano Corti (Lega nord) il «Pd invoca la reciprocità solo quando gli fa comodo. Come minoranza abbiamo solo sottolineato un’ingiustizia morale».