In apertura della Notte Bianca per il Lavoro della Cgil, almeno 100 operatori dei servizi alla persona – educatori d’infanzia, assistenti anziani, infermieri – parteciperanno nel pomeriggio di sabato 14 maggio al “Welfare Pride in bicicletta” promosso dal sindacato di categoria FP/Cgil.

Si tratta di una pedalata in difesa del welfare, per salvaguardare i servizi alla persona, per rendere noto il disagio che si sta abbattendo sui lavoratori di questi servizi.

La pedalata partirà alle ore 16 dal piazzale antistante la residenza per anziani 9 Gennaio di Modena (in via 9 Gennaio) e terminerà in piazza Cittadella intorno alle 19 con l’inizio dell’aperitivo precario della Notte Bianca per il Lavoro. Il corteo di biciclette attraverserà diverse strade della città, per testimoniare quali sono i primi effetti della politica di tagli alle prestazioni e ai servizi sociali ai quali gli Enti locali sono stati costretti dalle politiche del Governo.

La Funzione Pubblica CGIL denuncia da diversi mesi gli effetti negativi che si sarebbero riversati sulle politiche di welfare locale. “A partire dal mese di aprile gran parte dei servizi residenziali e semiresidenziali per anziani e per portatori di handicap – spiega Marco Bonaccini segretario Fp/Cgil Modena – hanno subito tagli alle ore di assistenza erogate, che vanno dalle 6 ore alle 16 ore giornaliere, e c’è motivo di credere che tali strutture ne subiranno di ulteriori”.

Sta passando in sordina il disagio che stanno vivendo lavoratori ed utenti di questi servizi. In questa fase di transizione verso il nuovo regime dell’accreditamento, in Emilia Romagna l’80% di questi servizi viene affidato a gestori privati: cooperative sociali e privato sociale si assicureranno così la gestione per i prossimi 13 anni. “La quasi totalità dei gestori, a fronte di tagli corposi, assicura però, a parole, ai familiari degli utenti la medesima quantità e qualità di servizio – afferma Grazia Pellizzato della Fp/Cgil – Di fatto sia i lavoratori che gli utenti si sono accorti del contrario”.

La scelta di scaricare la riduzione dei costi sulla parte più debole del sistema comporterà dei risultati nefasti, in termini di sicurezza sul lavoro e di rispetto delle condizioni contrattuali dei lavoratori. “E dire che la condizione dei lavoratori del settore è già compromessa” aggiunge Fabio De Santis responsabile Fp/Cgil comparto socio-sanitario-assistenziale privato.

Il numero di lavoratori interessati da prescrizioni fisiche e malattie professionali cresce sempre di più e riguarda principalmente personale femminile sopra i 50 anni, persone che rischiano l’espulsione definitiva dal mercato del lavoro. “Inoltre – aggiunge De Santis – la condizione contrattuale dei lavoratori del socio-sanitario è già di per sé precaria. Non viene loro garantito l’orario di lavoro, addirittura il personale educativo lavora 9 mesi l’anno senza la certezza di un orario stabile”.

Hanno stipendi che si aggirano tra i 600 ed i 900 euro. Le pochissime indennità per il lavoro prestato nei festivi, di notte, nei soggiorni 24 ore su 24, sono bassissime e ferme da 15 anni. I contratti di primo e secondo livello del settore sono fermi da 16 mesi e le aziende (con rarissime eccezioni) non vogliono aprire tavoli di confronto sull’organizzazione del lavoro a seguito dei cambiamenti in atto.

La FP/Cgil ritiene che per la salvaguardia dei servizi pubblici locali, nelle fasi di esternalizzazione, oltre alle risorse pubbliche debba entrare in gioco anche la responsabilità dei soggetti privati che gestiscono tali servizi. Per questo la Funzione Pubblica chiede la chiusura dei contratti nazionali e provinciali di settore in tempi brevi e il confronto costante per affrontare la riorganizzazione dei servizi, invertendo la tendenza a scaricare i sacrifici solo su lavoratori e utenti.