La Provincia di Reggio avrebbe deciso l’aumento, dal 12,5 al 16 %, dell’aliquota ad essa spettante sull’imposta Rca auto. L’aumento dell’aliquota comporterà un aggravio di 1 euro al mese per ogni possessore di auto; aumento che va moltiplicato per il numero di auto o camion posseduti dai singoli cittadini reggiani e che consentirà alla Provincia un introito suppletivo di ben 5,6 milioni di Euro che si aggiungono ai 20 milioni di Euro che già paghiamo.

Paghiamo già abbastanza per un Ente che crea solo balzelli e non è assolutamente vero quello che sostiene l’assessore al Bilancio della Provincia, Antonietta Acerenza, che questa rappresenta una scelta mirata a colpire chi ha più auto, in quanto colpisce tutti indistintamente piccoli e grandi.

Di fronte al malcontento della gente per questo ennesimo “balzello” la Provincia adotta la solita formula del: “piove Governo ladro”.

La Masini cerca di giustificare questo ennesimo aumento attribuendone la responsabilità ai tagli del Governo in carica e sorvolando, naturalmente, sulla sua “gestione allegra” delle risorse pubbliche; risorse pubbliche destinate a finanziare inutili e dispendiose iniziative come la Biennale del paesaggio, TraMonti o Mondus o società pubbliche, come la Matilde Sp.A, la Fondazione Palazzo Magnani, la società dell’Aeroporto, il Parco dell’Appennino, l’Istituto Cervi e tante altri soggetti, a maggioranza pubblica, con bilanci in rosso.

La giustificazione addotta per scusare quest’aumento, ossia la necessità di garantire la sicurezza degli edifici scolastici e delle strade provinciali non convince nessuno visto che larga parte degli introiti derivanti sarà destinata alla spesa corrente, come ha riconosciuto lo stesso consigliere di maggioranza dell’Idv Rudy Bacarani.

Ancora una volta dunque la Provincia si dimostra non solo un Ente inutile, ma anche estremamente oneroso per i cittadini contribuenti reggiani e italiani.

Si conferma dunque la necessità di andare al superamento delle Province nel nostro ordinamento in quanto esse pesano come un macigno sulle casse dello Stato ed assolvono compiti amministrativi che possono benissimo essere assolti da altri soggetti territoriali. Le Province in realtà servono, quasi esclusivamente, ad uno scopo: fornire una indispensabile opportunità di lavoro per centinaia di migliaia di politici, sui generis, che altrimenti sarebbero disoccupati. Si può dunque ridurre il costo della politica, passando dalle parole ai fatti, proprio andando verso l’abolizione delle Province.

(Fabio Filippi)