Inaugurato a Barbiana il Presepe realizzato grazie all’impegno dei giovani dell’associazione “La comune del parco Braida di Sassuolo”. L’iniziativa, nata da un’idea del Presidente della Fondazione “Don Milani” Michele Gesualdi e di frate Antonello Ferretti, del polo culturale dei cappuccini di Sant’Antonio di Sassuolo, è un commosso omaggio alla figura di Don Milani a 44 anni dalla sua morte. Domenica scorsa alla cerimonia e ai festeggiamenti che ne sono seguiti, oltre alle istituzioni locali, è intervenuta anche una folta rappresentanza modenese delle associazioni Anpi, circolo XXII Aprile, Villa d’oro, Polisportive Sacca e Modena est.

“Mentre ad agosto tutti andavano in vacanza, i ragazzi della Comune del parco Braida e 43 studenti della parrocchia di Sant’Antonio di Sassuolo lavoravano come matti per realizzare il presepe – ha affermato frate Antonello – e l’occasione è stata motivo per socializzare e conoscere la figura di Don Milani”.

Nel presepe la più commovente citazione rappresentata è sicuramente la natività inscenata sul «ponte di Luciano», uno dei racconti più belli che emergono dalla storia di Barbiana. Era il 1959, una contadina si presentò sulla soglia della scuola con un ragazzino magrissimo per mano: «Signor priore, noi non siamo del suo popolo, non siamo neanche di un poggio confinante — disse — ma sono venuta a chiederle di prendere Luciano a scuola perché non voglio che rimanga come noi poveri meschini che si sa fare a malapena una O col culo del bicchiere».

Don Lorenzo, toccato da quelle parole ferocemente vere, non esitò un attimo; cosi l’undicenne Lucianino cominciò a farsi tre ore di cammino al giorno per andare a scuola, attraversando il bosco col fagotto legato al bastone e un lanternino. Ma d’inverno, mentre supera va un ruscello camminando su un tronco, scivolò nell’acqua gelata, salvandosi solo per miracolo. Fu così che i compagni di classe scesero a Vicchio e manifestarono davanti al comune. Il sindaco li ascoltò, e dopo dieci giorni il ponte era fatto. Luciano, commosso e felice, allungò il dito sul cemento ancora fresco e scrisse: «A me». «Non c’è un Gesù più bello e più vero di questo — ha detto Gesualdi — un Gesù che nasce sul ponte di Luciano è un simbolo di speranza per i poveri e per gli ultimi».