Anche a Modena, è scritto nei dati, la crisi investe le aziende determinando gravi problemi produttivi ed occupazionali, fino a spingere – in tanti casi – verso il fallimento e la liquidazione.

Il Sindacato lo vede ogni giorno e, oltre a tutelare i tanti lavoratori e lavoratrici coinvolti, propone misure concrete per affrontare ed uscire dalla stretta economica e creditizia.

Ma la strada non può essere quella della illegalità economica o delle scorciatoie normative, che inquinano la leale e legale concorrenza fra le imprese e colpiscono i più elementari diritti contrattuali e la dignità di chi lavora.

Vediamone un esempio.

Tratteggiamo gli elementi più “tipici” e caratteristici di un sistema che, salvo alcune varianti, è diffuso e si ripete più di quanto si possa pensare.

Il caso specifico è già stato segnalato ed è all’attenzione degli organi competenti. Anche per questo, ci limitiamo a proporne un identikit che, nella realtà, possiamo ritrovare in imprese private medio-piccole, societarie o in forma di cooperative atipiche/spurie.

Parliamo di un “marchio” aziendale modenese – sostenuto da un’estesa promozione pubblicitaria – impegnato in un settore prevalentemente basato sul lavoro delle persone e perciò con basso impiego di strutture e tecnologie. Con un’attività anche rivolta – in passato – agli enti pubblici.

Un’impresa con oltre un centinaio di lavoratori dipendenti, in grande maggioranza stranieri: mediamente per i 3/4 del totale.

Passata nell’ultimo decennio attraverso una decina di successive trasformazioni societarie, liquidazioni, cessioni in affitto di rami d’azienda, conferimenti di altri rami di attività da un’impresa all’altra.

Con forte impegno di professionisti, notai e commercialisti. Fermo restando, nei molteplici passaggi, lo stesso oggetto di attività e gli stessi soggetti titolari, salvo l’imbarco di qualche professionista nel frattempo appassionatosi all’impresa.

Società che nei vari passaggi hanno sempre mantenuto bilanci con ottimi ricavi – per quasi 9 milioni di euro – e redatti in forma semplificata senza la nomina dei collegi di verifica.

Sicuramente negli anni scorsi, sono stati “assunti” lavoratori stranieri anche clandestini, poi quasi tutti regolarizzati nel 2009.

Incautamente (nella migliore delle ipotesi) alcuni lavoratori in nero furono pagati addirittura con assegni.

La quasi totalità delle parecchie decine di lavoratrici e lavoratori, erano/sono assunti con contratto “a tempo parziale” per 20/25 ore settimanali, pur lavorando ben oltre l’orario “contrattuale”.

Retribuiti perciò con “regolare” busta paga per circa la metà del lavoro reale ed il resto “fuori busta”, ovviamente con fondi aziendali occulti e pagato direttamente “a mano”, ovviamente solo su appuntamento e passando attraverso un ingresso, ovviamente secondario della sede  modenese.

Com’è naturale ed in nome della libera e flessibile gestione aziendale, le parecchie decine e decine di lavoratori si trovavano trasferiti da una società all’altra, senza alcuna tutela ed assistenza sindacale e con la scandalosa adozione di contratti di comodo, che consentono retribuzioni orarie tra i 5 ed i 6 euro, senza alcuna copertura di malattia, infortunio, ferie e maternità.

Nel rincorrersi dei vari passaggi e trasferimenti aziendali, il Sindacato deve altresì rincorrere i casi di licenziamenti illegittimi ed il crescente accumularsi dei ritardi nei pagamenti dovuti ai lavoratori, oltre al rischio reale e scontato, di perdere la parte “pattuita in nero” !

Un’azienda, leader nel proprio settore, che ha così trascinato ed esteso ad altre imprese (spesso di piccolo-medie dimensioni) simili modalità di lavoro.

Una fotografia vera di situazioni reali che operano a Modena e provincia e che offre un vademecum aggiornato per imprese che scivolano oltre i confini della legalità economica e contrattuale.

E’ così che si realizza una grande evasione fiscale e contributiva, scorte di fondi neri, ai danni dell’erario e della previdenza.

E’ così che si fa impresa scorretta e malata, concorrenza fuori mercato, attività antisindacale e ricatto quotidiano verso lavoratrici e lavoratori più deboli perché doppiamente bisognosi: di un povero salario e di un pezzo di carta per rinnovare il permesso di soggiorno, se stranieri.

Ecco perché, oltre ad un impegno generale per moralizzare nel concreto il mondo delle imprese, servono ben più controlli ed ispezioni, tutele e garanzie per chi segnala e denuncia.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale