In controtendenza rispetto ai dati regionali e modenesi (- 8%), la Struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena si conferma primo punto nascita della provincia anche per il 2011: con 3.477 parti (nel 2010 erano stati 3.399), in incremento del +2,29% (+ 78) rispetto all’anno precedente, e 3.560 nati vivi (nel 2010 erano stati 3.412) corrispondenti ad un aumento del +4,34% (+148 neonati) la struttura consolida la sua posizione di punto rifermento per tutta la provincia e non solo.

Il 33% delle partorienti assistite presso la struttura aveva un’età compresa fra 30 e 40 anni ed il 5% si è collocata nella fascia oltre i 40 anni di età. Il 35% delle madri, dato stabile rispetto al 2010, era di origine straniera (per lo più Nord-Africa, Ghana e Nigeria).

Molto interessante anche il dato dei parti plurimi, che sono stati 83 nel 2011, ovvero 79 bigemini e 4 trigemini, in linea col dato del 2010 quando erano stati 87, con 84 parti gemellari e 3 trigemini.

Invariata la frequenza del ricorso al taglio cesareo (29%), con un dato sostanzialmente allineato alla media regionale ed in linea con gli anni precedenti: nel 2010 erano stati il 28,3%, nel 2009 il 29,2%. Fra tutte le donne con una precedente esperienza di parto cesareo ben il 40% ha optato per il parto naturale con una percentuale di successo elevata (80%).

Forte di questi apprezzati risultati il Policlinico di Modena coordinerà il programma regionale per l’implementazione (messa in pratica) delle nuove linee Guida nazionali sui tagli cesarei, che mira ad una maggiore appropriatezza di tale intervento. Come ribadito dall’istituto Superiore di Sanità, il taglio cesareo non è “un altro modo di partorire”, ma solo e soltanto un intervento chirurgico (con le sue complicanze più o meno gravi), cui si può ricorrere quando non è possibile fare altrimenti.

Nel 2011 si è, poi, ulteriormente consolidato il gradimento verso il Centro Nascita Naturale, un servizio attraverso il quale le ultime fasi della gravidanza e del parto sono gestite in autonomia dalle ostetriche: le donne che hanno richiesto tale tipo di assistenza demedicalizzata sono state 410 (11,4% delle partorienti) con un incremento di oltre il 15% rispetto al 2010. Oltre il 95% della coppie ha dato giudizi positivi dell’esperienza ed i risultati di sicurezza ed efficacia sono stati brillanti con meno tagli cesarei (5%) ed episiotomie (meno del 3%).

Dai dati in possesso alla Struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Modena risulta, invece, in crescita il numero delle madri che partoriscono attraverso il ricorso alla procreazione assistita: si è passati da 67 parti (2,0%) nel 2009 a 87 (2,6%) nel 2010 per arrivare ai 100 parti (2,88%) del 2011. I due terzi del-le donne che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita sono italiane. L’età media è elevata, 26 anni e anche il tasso di scolarità: due terzi delle pazienti ha almeno un titolo di scuola media superiore.

Nel corso del 2011 i parti prematuri, cioè avvenuti prima della 37esima settimana, stati il 10%. L’anno prima erano stati sono stati il 9,3%. I nati gravemente prematuri, ovvero avvenuti prima della 34esima settimana, sono stati il 4.4%. Il dato appare più alto della media nazionale (6%), ma è del tutto coerente con la mission affidata alla struttura, che per competenza si vede assegnata dal PAL tutta la patologia oste-trica (i casi più gravi) della provincia di Modena.

In particolare, resta sempre molto contenuto il numero di morti fetali endouterine (MEF): 12 contro le 24 nel 2010 (3.37 per mille), che si colloca ai limiti inferiori dell’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i Paesi sviluppati, nei quali è censita una variabilità tra il 4 e l’8 per mille. La mortalità perinatale, che oltre ai nati morti considera anche i bambini deceduti entro la prima settimana di vita, è stata, invece, nel 2011 del 5 per mille – nel 2010 era stata dell’8 per mille – ben al di sotto quindi del valore massimo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i Paesi sviluppati (10%).