L’imponente piano di emergenza predisposto per fronteggiare la situazione che si è venuta a creare a causa del terremoto che ha duramente colpito nei giorni scorsi, paesi e frazioni delle province di Modena e Ferrara dà l’esatta misura di ciò che è successo la notte tra il 19 e 20 maggio e della gravità delle conseguenze che le comunità dei territori coinvolti dal sisma hanno subito.

Gli ospedali di Mirandola e Finale Emilia danneggiati dalle scosse telluriche, per ragioni di sicurezza dei pazienti ricoverati sono stati evacuati e oltre un centinaio di pazienti, in prevalenza anziani ricoverati in queste due strutture, sono stati trasferiti in altri ospedali della provincia di Modena e di Reggio Emilia.

A Ferrara è stato chiuso ed evacuato un piano di servizio del Servizio psichiatrico diagnosi e cura presso l’ospedale S. Anna situato nel centro storico, mentre i pazienti dell’oncologia sono stati trasferiti al nuovo ospedale di Cona, dove sono stati accolti anche 20 ospiti di una casa protetta di S. Agostino.

Inoltre è stato istituito un coordinamento per garantire la continuità dell’attività assistenziale in particolare per quanto concerne eventuali emergenze chirurgiche tra le Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e le Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara.

Nella provincia di Modena, la più colpita dal sisma, a Mirandola di fronte all’ospedale e nel centro sportivo di Finale Emilia, sono state allestite due postazioni con medici e infermieri dell’area emergenza/urgenza e l’Azienda Usl modenese, ha attivato un servizio di assistenza psicologica e di interventi di prevenzione.

Subito dopo le prime scosse di terremoto, gli operatori sanitari si sono attivati intervenendo sul posto per prestare e organizzare i primi soccorsi ad una popolazione in fuga dalle macerie, mentre i colleghi operanti nelle strutture sanitarie deputate all’accoglienza dei pazienti da trasferire in ospedale, si prodigavano per predisporre i posti letto.

Una macchina organizzativa che non si sarebbe potuta mettere in moto senza l’apporto determinante di infermieri, medici, operatori socio-sanitari e psicologi, insieme ai vigili del fuoco, protezione civile, forze dell’ordine e volontari, che senza sosta, giorno e notte svolgono il loro lavoro a rischio della propria incolumità in condizioni davvero estreme, per tentare di riportare questa drammatica situazione alla normalità .

Ancora una volta anche in questa circostanza gli operatori della sanità sui luoghi terremotati come negli ospedali , hanno dimostrato con la loro professionalità, il loro gran cuore insieme ad una buona dose di coraggio , di essere una preziosa risorsa di cui esserne orgogliosi.

Per queste ragioni, senza abbandonarsi a facili retoriche, prima di decidere di operare tagli sul personale sanitario per fare quadrare conti, chi governa la sanità in questa regione dovrebbe fare molta attenzione a ciò che rappresenta per i cittadini il valore del lavoro pubblico nella sanità e di coloro che ne sono gli attori principali, i lavoratori a cui va tutta la nostra ammirazione e stima.

(P/Segreteria FP CGIL Emilia Romagna, Resp. Sanità Maurizio Frigeri)