“Il comparto dell’edilizia – afferma Salvatore Cosma – segretario del settore della Filca Cisl di Reggio Emilia, il sindacato delle costruzioni – è ormai al collasso. Questa crisi perdura da oltre 5 anni e ha portato nella provincia di Reggio Emilia ad un calo del costruito di nuove abitazioni residenziali del 40,4%. Non va certo meglio all’edilizia non residenziale privata, che ha registrato un -23,3% nell’ultimo quinquennio. Il trend negativo presente nel settore dei lavori pubblici dal 2005 si intensifica e, raggiunge un calo del 44,5% che accompagnato all’aumento dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione delinea un quadro davvero preoccupante”.

“In effetti – sottolinea Cosma – uno degli elementi della crisi del comparto edile è dato dall’allungamento in maniera esponenziale dei tempi di pagamento alle aziende, che porta con sé ritardi nel pagamento delle retribuzioni ai dipendenti e disagi sociali a cascata”. “Spesso -continua il sindacalista – l’azienda pur continuando a lavorare con mille difficoltà è indotta a fermarsi perché carente di liquidità, ciò sta mettendo in ginocchio un intero sistema, anche perché come al solito chi ne paga le spese sono l’ultimo anello della catena produttiva ossia i lavoratori. I lunghi tempi di pagamento mettono in ginocchio intere aziende considerate fino a ieri ‘regolari’ verso tutti gli istituti (Inps, Inail, Cassa edile,…) e verso i dipendenti”.

“Come sindacato – continua Cosma- siamo spesso costretti a chiamare in causa la committenza dell’appalto per avere il pagamento diretto degli oneri retributivi che vantano i dipendenti di aziende in subappalto, evitando così ulteriori lungaggini”.

“Ma come mai – si chiede il sindacalista – in altri paesi europei quali la Francia e la Germania i pagamenti si attestano attorno ai 60 giorni e qui in Italia ci sono tempi biblici? Non dovremmo avere gli stessi tempi visto che siamo nello stesso contesto Europeo? Penso che questo sia uno dei motivi più importanti che ha contribuito ad ingessare il mondo dell’edilizia e non solo, e se a questo ci aggiungiamo l’atteggiamento riluttante del sistema creditizio nei confronti delle aziende edili, ci rendiamo conto che va rivisto un intero sistema per far ripartire sia l’edilizia ma con essa tutto il mondo del lavoro. Il segno meno nel comparto edile si concretizza anche con circa 380.000 occupati in meno a livello nazionale ed un -19% di imprese edili iscritte alle Casse Edili Reggiane. Intere famiglie senza più un reddito con l’aggravante di avere poche possibilità di conversione della propria occupazione.

“Solo il comparto della riqualificazione di case e appartamenti mostra segnali positivi e si colloca su un livello di investimenti che supera del 6,3% quello del 2007. Questo grazie anche agli incentivi fiscali che, oltretutto, nel decreto Salva Italia’ sono stati prorogati sino a fine 2012. La riconversione del settore edile appare come una necessità strutturale e bisognerebbe cavalcare quel +6,3% sulla riqualificazione degli immobili residenziali ovvero puntare ad un nuovo modo di interpretare le costruzioni in Italia”.

“Aspettando le nuove strategie di crescita che il Governo Monti ha annunciato di voler compiere – conclude Cosma – mi auspico che le istituzioni a tutti i livelli lavorino per far ripartire il settore edile, sapendo che non c’è più tempo, perchè ormai, purtroppo, una ‘massa silente’ di operai edili e professionalità varie ha iniziato ad emigrare in altri paesi quali la Germania, la Svizzera e il Belgio in cerca di certezze che forse ora il nostro paese non riesce più a garantire come una volta”.