Dall’Agenda digitale locale a “Secure”, il progetto da oltre 20 milioni di euro che concorre al bando nazionale del Miur, dall’wi-fi gratuito agli atti amministrativi digitali, dalla fatturazione elettronica alla promozione di start up innovative. Il processo verso Modena Smart Community è già iniziato attraverso un percorso che coinvolge enti locali, mondo della ricerca, imprese. “L’Amministrazione comunale – afferma il sindaco di Modena Giorgio Pighi – è impegnata ad avviare progetti interni per razionalizzare le risorse e migliorare i servizi ai cittadini e, contemporaneamente, a promuovere e sostenere una politica di area vasta indispensabile alla realizzazione di una grande infrastruttura tecnologica e immateriale che faccia dialogare cose, aziende e persone integrando informazioni e producendo inclusione.” Il primo banco di prova è stata la costituzione in tempi rapidissimi di un ampio partneriato accademico e industriale, costituito da università, piccole medie imprese ed enti locali, per la presentazione, avvenuta in questi giorni, di “Secure”, il progetto per la sicurezza e l’interoperabilità dei dati che partecipa al bando nazionale “Smart Cities and Communities and Social innovation”. Contemporaneamente, il Comune sta lavorando all’elaborazione dell’Agenda digitale locale, un programma che sarà costantemente aggiornato. Modena è tra i cinque comuni capoluogo dell’Emilia-Romagna coinvolti nel progetto regionale Madler per definire obiettivi e progetti strategici che rendano la città più intelligente, inclusiva e aperta, una Smart Community. “L’Agenda digitale locale – spiega l’assessore all’Innovazione del Comune di Modena Fabio Poggi – dovrà essere il frutto di un percorso trasparente e condiviso con la città, il mondo della ricerca, le associazioni di categoria e il tessuto economico produttivo, affinché l’innovazione contribuisca davvero a contrastare la crisi economica, a rilanciare l’economia e a creare nuovi posti di lavoro attraverso uno sviluppo rispettoso delle risorse e in grado di migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini”. Il test successivo per Modena sarà il 7 dicembre, quando scadrà la seconda parte del bando nazionale per l’Innovazione sociale che intende finanziare con 30 milioni di euro le start up di imprese innovative. In questo caso, saranno le giovani imprese a dover presentare direttamente le loro proposte al Ministero, ma l’assessorato all’Innovazione del Comune ha organizzando, in collaborazione con Democenter e Progetto Europa, un incontro formativo rivolto a chi intende partecipare al bando. L’appuntamento è per martedì 20 novembre alle 18 nella Galleria Europa al piano terra del Municipio. Infine, martedì 11 dicembre è in programma il primo tavolo di confronto di “Insieme per Modena Smart Community”, una giornata di lavoro in funzione dell’Agenda digitale assieme a rappresentanti dell’Università, dell’imprenditoria modenese e delle associazioni di categoria.
QUATTRO PROGETTI STRATEGICI IN AGENDA
Wi-fi libero, accesso ai servizi da tablet e cellulare, Documento unico elettronico e un Data center a prova di hacker e terremoto: gli step del percorso digitale locale
Il primo dei progetti strategici e trasversali a tutti quelli che si svilupperanno nell’Agenda digitale locale di Modena riguarda sicurezza, dematerializzazione e interoperabilità dei dati attraverso la partecipazione a “Secure” come ente sperimentatore. Quindi, se il progetto sarà approvato dal Miur, in città nascerà un grande Data center unico per tutto il territorio modenese, integrato con la rete dei server locali e in grado di garantire il funzionamento anche in caso di calamità naturali, black-out e attacchi informatici.
Il potenziamento delle Piattaforme dispositivi mobili, attraverso soluzioni in grado di garantire la fruibilità dei servizi pubblici attraverso dispositivi mobili come cellulari, tablet smartphone rappresenta un altro passo fondamentale verso la creazione della Modena Smart Community in cui a spostarsi saranno le informazioni più che le persone.
Mentre il wi-fi cittadino realizzato in collaborazione con Bper e Telecom spa attraverso la rete wireless comunale i-Modena, che consente di collegarsi gratuitamente a internet da molte zone della città, è già una realtà. Ora il Comune punta a potenziare la rete attraverso l’installazione di più punti di accesso in partnership con esercizi pubblici e privati.
Infine, il potenziamento della Carta d’Identità Elettronica, avviata dal Comune in via sperimentale alcuni anni fa, è destinato a costituire il quarto tassello strategico di questo percorso “intelligente”. Secondo le nuove disposizioni normative la Carta d’identità elettronica è destinata a diventare il Documento Unico d’Identità che oltre a contenere dati personali e codice fiscale, funzionerà anche come tessera sanitaria e, in futuro, consentirà di accedere a una serie di servizi.
I PROCESSI INNOVATIVI GIÀ IN ATTO
Dai servizi anagrafici alla promozione turistica on line, dalla domotica all’informatica applicata al territorio per prevenire le catastrofi sono alcuni degli ambiti d’intervento
Il 99 per cento della popolazione di Modena ha accesso alla banda larga su rete fissa o wireless contro il 95 per cento del resto della provincia e il 96,6 della regione (dati Lepida 2012); le imprese con accesso alla banda larga sono invece stimate tra il 91 e il 100 per cento, la media provinciale è dell’88 per cento. Internet permette di accedere ai servizi quando lo si ritiene più opportuno e senza dover fare file, anche in questo risiede l’importanza strategica dello sviluppo della rete.
Il primo passo verso l’elaborazione dell’Agenda digitale locale è la ricognizione delle esigenze del territorio e di quanto è stato finora fatto dall’ente locale. Sul fronte interno i progetti già avviati riguardano diversi settori dell’Amministrazione comunale.
Il Comune utilizza sempre più le nuove tecnologie dell’informazione per favorire una pluralità di canali di accesso (dai social network alle news letter, dai video on line alle mailing list) e raggiungere il maggior numero di cittadini, oltre che per favorirne la partecipazione. Per l’accesso alla rete I-Modena ha adottato un sistema avanzato di credenziali, integrato con il resto della Regione (con le stesse credenziali si può cioè accedere ai servizi di altre città).
All’interno dell’Amministrazione, dopo la fatturazione elettronica, è iniziata dalle determinazioni dirigenziali la digitalizzazione degli atti amministrativi, che proseguirà con quella delle delibere di Giunta e Consiglio. L’introduzione della firma digitale consente di rendere l’iter completamente elettronico e a beneficiarne non è solo l’ambiente, ma la razionalizzazione del processo.
Per i dipendenti comunali il cedolino elettronico, come le richieste di ferie e permessi viaggiano on line, ed è stato introdotto un sistema di prenotazione automatica delle risorse, come sale e automezzi. Per quanto riguarda le auto di servizio l’Amministrazione sta sperimentando un sistema di car sharing a chiamata. Mentre per razionalizzare i costi di manutenzione e condividere le informazioni è allo studio la possibilità di introdurre un sistema di Cloud computing che consenta ai singoli terminali dei dipendenti di accedere in remoto a una banca dati comune.
L’archiviazione e l’interoperabilità dei dati è una questione che riguarda non solo la macchina comunale. Ogni sistema economico e sociale si basa infatti su una mole invisibile di informazioni che se condivise e incrociate contribuiscono a costituire un patrimonio inestimabile. Il Ced sta quindi studiando la possibilità di “liberare” molti dei dati in possesso dell’Amministrazione comunale creando un Open Data, un grande archivio digitale accessibile da associazioni, imprese e altri enti, dove i documenti non siano in un formato chiuso, come quello dei pdf, bensì liberamente utilizzabili.
Analogo discorso riguarda anche il Sit, il complesso Sistema informativo del Comune di Modena che consente di accedere on line a una mole di materiale digitale fotografico, cartografico e topografico. L’informatica applicata allo studio del territorio e dell’ambiente ha dato vita a una nuova materia, la Geomatica che a Modena sta sperimentando lo studio dell’evoluzione del territorio attraverso una serie di sensori che, per esempio, registrano in tempo reale il livello dei fiumi. Ma si sta già pensando, nell’ambito del progetto “Secure”, a un catasto delle infrastrutture sotterranee e di superficie anche ai fini di Protezione civile: la rottura di una fognatura o di una tubatura immediatamente rilevata, potrà costituire il campanello di allarme di un dissesto idrogeologico o di un’emergenza naturale di dimensioni maggiori.
Per quanto riguarda i servizi diretti al cittadino, è già possibile ottenere certificati di stato civile direttamente on line, mentre per altre servizi anagrafici si può prenotare via internet l’appuntamento allo sportello. Anche la gestione telematica delle pratiche per le imprese e delle pratiche edilizie rientra tra le azioni intraprese per incrementare nuove modalità di accesso ai servizi
Passano attraverso internet l’iscrizione ai nidi e alle scuole, oltre che il pagamento delle rette scolastiche. Un sistema “smart living” che l’Amministrazione ha intenzione di potenziare anche nel welfare. L’utilizzo di tecnologie innovative nel sociale ha portato ai primi appartamenti di domotica avanzata nel Peep di via Panni, dove i fruitori disabili possono controllare e gestire gli ambienti di vita in autonomia.
Anche la promozione culturale e turistica è destinata a viaggiare sempre più attraverso il digitale; dopo le biglietterie dei teatri on line, sono già stati attivati percorsi multimediali e per i turisti in visita alla città sono disponibili audio lingue in quattro lingue e video scaricabili da internet.
Assieme ad Hera sono inoltre allo studio progetti per una gestione “intelligente” dell’illuminazione pubblica e dei rifiuti.
“SECURE” VALE OLTRE 21 MILIONI DI EURO
Nel progetto, che coinvolge direttamente il Comune di Modena, le Pmi investiranno 4,5 milioni. Nei prossimi mesi il Ministero deciderà se finanziarlo
Nei giorni immediatamente successivi al terremoto che ha colpito l’Emilia, tecnici e informatici dell’Amministrazione modenese sono partiti verso le zone del cratere e sono entrati con i vigili del fuoco negli edifici terremotati. Oltre alle persone, alle case e alle aziende, c’erano da salvare milioni di dati intrappolati nei computer e nei server di Municipi pericolanti. Da miliardi di dati invisibili dipende l’attività di scuole, amministrazioni pubbliche, aziende (sono circa 35mila le imprese collocate entro 20 chilometri dall’epicentro del sisma che ha colpito la Bassa) e la possibilità di accedere ai tanti servizi che erogano. Perdere quei dati significa rallentare drasticamente la possibilità di un ritorno alla normalità. È quindi evidente l’importanza del “disaster recovery”, l’insieme di misure tecnologiche, logistiche e organizzative atte a ripristinare sistemi, dati e infrastrutture necessarie all’erogazione di servizi per imprese, enti e associazioni.
Condividendo le competenze informatiche e organizzative di Modena e degli altri Enti locali, del mondo dell’Università, della ricerca e delle imprese, è nato il primo nucleo del progetto “Secure” per la sicurezza e l’interoperabilità dei dati sul territorio, che intende mettere a punto una soluzione per garantire continuità dei servizi pubblici e privati anche in contesti di emergenze ambientali e sociali.
Il progetto, che partecipa al bando ministeriale “Smart Cities and Communities and Social Innovation”, si è ampliato fino ad assumere valenza extra-regionale e a prevedere un sistema integrato di azioni (dalla mappatura dei servizi del sottosuolo in un catasto federato alla realizzazione di reti integrate di monitoraggio sismico). Allo stato attuale coinvolge una compagine pubblico-privata di cui fanno parte due multi utility, tre università, numerose imprese.
La componente industriale sostiene da sola l’80 per cento dei costi riferibili all’attività di ricerca e sviluppo, di questi circa il 20 per cento è a carico di piccole medie imprese. Se approvato, il progetto sarà finanziato a fondo perduto dal Ministero per il 30 per cento dei costi (di cui il 20 per cento di quelli per la ricerca) e con agevolazioni al credito per la restante parte; vale a dire che le piccole e medie imprese coinvolte, per lo più modenesi, vi investiranno all’incirca 4,5 milioni di euro.
Il team di progetto è formato da Italtel capofila assieme a Hera, Icos, IdS Ingegneria di Sistemi, Politecnico di Milano, Università di Bologna, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; in Ati sono presenti Teleco, Nier Ingegneria, Doxee, Phema, Siteco Informatica, Tel&Co, Unimatica. Come enti sperimentatori vi fanno parte: Regione Emilia-Romagna, Provincia di Modena, i Comuni di Modena, Bologna, Ferrara, Rimini, Forlì, Castelfranco Emilia, San Cesario sul Panaro e le Unioni di Comuni Bassa Reggiana, Terre d’Argine, Terre di Castelli, Terre d’Acqua, Modenesi Area Nord, Sorbara e Comunità Montana del Frignano, oltre al Comune di Milano.
Infine, il Comune di Modena è partner anche di altri quattro progetti che partecipano al bando ministeriale: “PICO – Cultural Heritage” che nasce nella zona di Mirandola per gestire e valorizzare il patrimonio storico culturale attraverso strumenti Ict; il progetto “Rigenerazione delle città: edifici e reti intelligenti” all’interno dell’ambito dell’architettura sostenibile; “Smart School” un progetto per dotare tutte le scuole di un’infrastruttura tecnologica che integri modelli di didattica attiva, sistemi informativi, contenuti digitali e, infine, “Veicoli intelligenti per la mobilità urbana”, un progetto che prevede lo sviluppo di veicoli con trasmissioni ibride basate su un nuovo sistema di trasmissione variabile full-hybrid.
BREVE LESSICO DELLA CITTÀ INTELLIGENTE
Alcuni termini per orientarsi nel panorama dell’innovazione tecnologica
“A” come Agenda digitale: l’Agenda Digitale Locale è uno strumento politico-programmatico il cui obiettivo è che tutta la popolazione possa usufruire dei benefici generati dalle tecnologie della Società dell’Informazione, partendo dalla modernizzazione della Pubblica amministrazione locale, attraverso il progressivo utilizzo delle tecnologie digitali nei diversi uffici dell’ente locale e nei rapporti con i cittadini e le imprese.
“C” come Cloud computing: nuvola informatica. È una tecnologia che permette di gestire i dati digitali senza doverli legare a un supporto fisico (la memoria di un computer, una periferica usb, un cd o dvd). Si tratta quindi di un magazzino virtuale che ospita sul web documenti e programmi. Nella città intelligente, dovrebbe velocizza le operazioni, razionalizzare i costi e permettere di gestire dati da qualsiasi senza essere vincolati ad una postazione.
“O” come Open data: la city intelligente ha bisogno di avere dei data base aperti e sempre accessibili, anche per agevolare il ruolo attivo dei cittadini nella produzione, modifica, aggiornamento e scambio di informazioni. La filosofia “open data” ha a che vedere con la condivisione dei saperi e il miglioramento della qualità della vita.
“S” come Smart: una città è “intelligente” quando gli investimenti in capitale umano e sociale, così come quelli in infrastrutture tradizionali (trasporti) e innovative (informatica e nuove tecnologie) alimentano una crescita economica sostenibile e un’alta qualità della vita, attraverso una gestione intelligente delle risorse naturali, con l’impiego di metodologie collaborative.

