Soddisfazione anche a Modena dopo l’intesa sul nuovo contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. L’accordo è stato raggiunto il 5 dicembre da Fim-Cisl e Uilm-Uil con Federmeccanica-Assistal dopo quattro mesi di trattativa, senza un’ora di sciopero e prima della scadenza. Il nuovo contratto, che a Modena e provincia interessa oltre 30 mila lavoratori, vige dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015. «Nonostante una congiuntura economica non favorevole, siamo riusciti a fare un buon contratto sia sul piano economico che normativo – commenta il segretario provinciale della Fim-Cisl di Modena, Claudio Mattiello – L’intesa è coerente con gli impegni assunti con Confindustria con l’accordo del 28 giugno, firmato da tutti i sindacati, compresa la Cgil. Il fulcro resta il contratto nazionale, ma quello aziendale serve a migliorare il salario. Ricordo che in Parlamento si sta votando, all’interno della Legge di Stabilità, la detassazione al 10 per cento dei salari legati alla produttività».

Quanto al ricorso presentato dalla Fiom, Mattiello risponde che non sono i giudici a fare i contratti e che, per l’ennesima volta, la Fiom ha dimostrato di non voler rinnovare il contratto. «Malgrado la crisi, da oggi i lavoratori metalmeccanici hanno maggiori certezze salariali e di stabilità del lavoro, mentre le imprese possono contare su relazioni sindacali più certe e significative che possono favorire la ripresa economica e il rilancio del Paese – continua il segretario Fim – L’aumento medio salariale definito è di 130 euro. È stata ritoccata in alto anche la quota dell’elemento perequativo, pari a 485 euro l’anno, destinata ai lavoratori che non godono della contrattazione aziendale. Inoltre sono state aumentate le maggiorazioni per i turni notturni, le indennità di trasferta e di reperibilità».

Sul fronte del welfare contrattuale, l’accordo prevede anche la crescita del contributo delle imprese al Fondo sanitario integrativo mètaSalute, che arriverà fino a 108 euro l’anno entro il 2015. Importanti avanzamenti sono stati raggiunti anche sul piano normativo, in particolare sulla tutela della malattia: aumentano i periodi pagati al 100 per cento, mentre i periodi oggi pagati al 50 per cento vengono innalzati all’80 per cento; inoltre, trascorsi 61 giorni, ogni nuovo evento viene considerato a se stante e quindi non cumulabile con le malattie precedenti, come previsto nel vecchio contratto, la cui regola precedente che penalizzava le malattie brevi effettuate nei tre anni è stata modificata: da oggi, infatti, sarà calcolata sull’anno e prevede penalizzazioni a partire dal quarto evento breve (cinque giorni). Sulla questione dell’orario di lavoro, si è realizzato uno scambio, garantito da precise procedure, tra esigenze individuali dei lavoratori e necessità di flessibilità aziendale richieste dal mercato. È prevista la possibilità di flessibilità in entrata e uscita dal lavoro che va incontro alle esigenze familiari. Vengono aumentati di 16 ore annue i limiti previsti oggi per l’orario plurisettimanale e lo straordinario, consentendo alle aziende un mix tra questi due istituti contrattuali (fino a 120 ore annue), ma con precisi limiti. Tale ulteriore disponibilità viene retribuita con una maggiorazione del 58 per cento. Inoltre, l’intesa amplia la possibilità dell’utilizzo individuale dei permessi e consentito nei casi di malattie di figli o familiari di utilizzarli senza preavviso all’azienda. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, si è provveduto agli adeguamenti sollecitati dalla recente riforma Fornero; in particolare sull’apprendistato e sui contratti a tempo determinato sono state introdotte nuove tutele. Sul part-time si è per la prima volta ottenuta la garanzia di accoglimento della richiesta dei lavoratori in materia, sia pure nell’ambito del 4 per cento della forza lavoro.