“Nell’arco di dieci anni a Reggio abbiamo perso la metà degli allevamenti suinicoli e un 30% dei capi allevati: una perdita di patrimonio che ritengo grave sia per le conseguenze economiche sia per ciò che può rappresentare per le nostre tradizioni alimentari”.

A dirlo è stata l’assessore provinciale all’agricoltura Roberta Rivi, nel concludere un seminario su “La produzione di suini e l’agricoltura reggiana”, organizzato dal CRPA nell’ambito del Piano di sviluppo rurale regionale, in cui si è fatto il punto sulla ricerca nella provincia di Reggio in materia di suinicoltura.

“Le cause – ha precisato l’assessore – possono essere individuate negli andamenti di mercato che per molti anni hanno penalizzato i suinicoltori, ma anche nella severità delle norme ambientali e nel progressivo restringimento degli spazi agricoli erosi dall’urbanizzazione, che ha reso difficile la convivenza tra aree urbane e aree rurali”. Altro obiettivo importante è l’alleggerimento dei carichi burocratici, a cui le aziende sono sottoposte: spesso i dati da fornire sono sempre gli stessi, ma i moduli si moltiplicano, perché indirizzati ad enti diversi.

“In questa situazione, così difficile – ha proseguito l’assessore – la ricerca ha un ruolo strategico. Le soluzioni innovative possono infatti migliorare la compatibilità tra zootecnia ed ambiente, o come nel caso di uno dei progetti presentati, offrire indicazioni utili per accrescere e valorizzare la qualità dei prodotti derivati dalla suinicoltura”.

Il seminario ha visto la presentazione dei risultati di diversi progetti che il CRPA sta seguendo nella provincia di Reggio per quanto riguarda la suinicoltura. Si è parlato del contenuto proteico nell’alimentazione del suino, rispetto al quale sono state effettuate prove con diverse fonti alternative al mais, o con la sostituzione di parte del mais con il classico ‘siero’ derivato dalla produzione del Parmigiano-Reggiano, illustrati da Andrea Rossi. Giuseppe Bonazzi ha poi parlato delle tecniche di gestione agronomica per ottimizzare l’impiego del liquame suinicolo in agricoltura. Da questa relazione sono emersi dati molto interessanti rispetto allo stato degli allevamenti e quindi alle direzioni nelle quali investire per il futuro per migliorarne la compatibilità ambientale, mettendo in luce anche la necessità di organizzare la gestione efficiente degli spandimenti. Maria Teresa Pacchioli ha poi illustrato il progetto RTD2 Farm che su scala europea punta alla formazione degli operatori in suinicoltura. Infine è stato presentato un progetto sperimentale denominato “Tecniche di allevamento del suino pesante reggiano e valorizzazione del prodotto” che coinvolge l’allevamento CSS Miro di Bagnolo in Piano ed il salumificio Gianferrari di Canossa per realizzare produzioni di alta qualità. La sperimentazione intende dimostrare che compiendo le scelte opportune in termini di selezione genetica, qualità e filiera corta nell’alimentazione, benessere animale e durata della fase di ingrasso si può migliorare la qualità dei salumi e delle carni per consumo fresco. Per gli operatori del settore riuscire a valorizzazione l’intero maiale, non solo la coscia, rimane un obiettivo di competitività importante e, riguardo a questo tema, sono attese novità nelle prossime settimane da parte del Ministero delle Politiche Agricole.