L’inflazione corre al 3 per cento e supera abbondantemente il 4 per i prodotti di uso comune, a partire da frutta e verdura. A fronte di questa situazione, anche nel 2013 alcuni milioni di pensionati subiranno il blocco della indicizzazione della propria pensione: non si tratta di pensioni d’oro, ma di importi che, nella stragrande maggioranza dei casi, stanno appena sopra i 1.150 euro netti al mese.

Un blocco che si somma a quello già attuato nel 2012 e che comporterà una perdita complessiva di almeno 900 euro all’anno, che non sarà mai recuperata. Una ingiustizia palese, voluta dal governo Monti e confermata dal parlamento, nonostante le proteste e la mobilitazione dei sindacati pensionati e nonostante gli effetti inevitabilmente depressivi sui consumi e sull’economia.

Oggi, quel 3 per cento di inflazione aggrava ulteriormente la situazione e certifica con la forza dei numeri l’iniquità odiosa che ha segnato pesantemente la riforma delle pensioni e, in generale, la politica seguita dal governo: cresce la povertà in Italia e questo dovrà essere uno dei temi sui quali i partiti in campagna elettorale non potranno tacere.

Bruno Pizzica – segreteria regionale Spi-Cgil Emilia-Romagna