cie-modena-ph-Dante-FarricellaI lavoratori del Centro Identificazione ed Espulsione (CIE) di Modena incrociano le braccia. Il sindacato di categoria che li rappresenta, la Funzione Pubblica/Cgil proclama sciopero per il prossimo 25 gennaio.

La motivazione della protesta non cambia: il Consorzio L’Oasi, che gestisce il centro, continua ad essere inadempiente verso i lavoratori e, come già accaduto nei mesi scorsi, non ha corrisposto le retribuzioni di novembre e la tredicesima.

Le festività sono trascorse nel disagio e nell’incertezza per il lavoratori impiegati nel CIE di Modena. Le retribuzioni previste per il 20 dicembre scorso non sono mai arrivate. Fra poco più di 10 giorni è previsto anche il pagamento della retribuzione di dicembre.

La vicenda oramai è nota. Solo ai primi di dicembre si era risolta la vertenza precedente, con il pagamento delle due mensilità arretrate, che avevano portato il Sindacato a proclamare lo sciopero per il 10 dicembre, poi revocato.

A quanto pare l’ennesimo ritardo non stupisce più nessuno, tanto che la FP/Cgil e i lavoratori non hanno mai ritirato lo stato di agitazione.

“Oramai commentiamo una vicenda cronica – afferma Fabio De Santis della FP/Cgil – che non può, per questo, essere tollerata. Crediamo che sia arrivato il momento che la Prefettura intervenga decisamente sulla questione. Vorremmo capire se tutta la durata della gestione debba svolgersi in questi termini, dentro una situazione caotica, per un servizio già interessato da tensioni tipiche”.

La FP/Cgil continua a ribadire la richiesta di pagamento diretto da parte del Committente, sulla base del art. 1676 del Codice civile; la revoca formale dell’appalto, con conseguente riformulazione del capitolato, con criteri economici e normativi garanti del lavoro.

“Lo sciopero del 25 gennaio assume, a questo punto, un significato più ampio – aggiunge De Santis – in quanto sostiene la richiesta di riscrittura del capitolato e di una nuova gara di appalto, e sollecita la responsabilità solidale da parte del Committente. Non riteniamo possibile proseguire per tutta la durata dell’appalto in una tale condizione, dove i lavoratori devono essere in stato di agitazione permanente per potere ricevere le retribuzioni. Un clima esasperato non giova a nessuno”.