Roberta Mori, presidente della commissione regionale per la promozione della piena parità fa donne e uomini, ha visitato il Centro antiviolenza di Imola, incontrando Maria Rosa Franzoni, presidente dell’associazione Perledonne, Carmen la Rocca, responsabile del Centro, e alcune volontarie.

Dall’ottobre scorso, già 29 donne (23 italiane e 6 straniere) si sono rivolte al Centro per denunciare maltrattamenti subiti da mariti, ex-mariti, figli e altri parenti; questo è avvenuto senza aver ancora predisposto una campagna di comunicazione, lavorando “sotto traccia”, con passaparola. L’associazione Perledonne può contare sull’attività di una decina di volontarie, ma ora si aspettano un sostegno dalle istituzioni per essere inserite nel circuito dei Centri antiviolenza, sia in termini di informazione che di formazione (appare urgente aprire una relazione con alcuni fra i Centri più attivi e radicati, per recepire “buone pratiche”); inoltre, va costruita una relazione con l’Azienda Usl, nel rispetto dell’autonomia di ognuno, per arrivare a una lettura condivisa dei bisogni delle donne e delle caratteristiche delle richieste d’aiuto.

Dell’associazione Perledonne fanno già parte 60 socie; fra gli obiettivi dello Statuto, quelli di svolgere azioni di promozione e sensibilizzazione sulla cultura di genere e di prevenzione alla violenza, e di aiutare le donne coinvolte attraverso la creazione del centro antiviolenza; per la creazione del logo dell’associazione, Perledonne ha attivato un bando di idee coinvolgendo le scuole superiori del circondario imolese, e sono pervenute 25 proposte.

Mori ha espresso la convinzione che si debba partire dalla violenza contro le donne per correggere squilibri di genere in tutti gli ambiti della vita: “È importante partire dai territori e dalle operatrici dei Centri antiviolenza che si trovano di fronte alle vicende reali delle donne. Ad esempio le donne devono avere dei certi e consolidati presidi permanenti vicini a loro”.

“Politiche di genere non sono politiche solo per le donne e non possono essere lasciate alla buona volontà né allo spontaneismo. La legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazione di genere, in via di preparazione – ha concluso Mori – intende rafforzare e portare a sistema le azioni già esistenti, che pochi conoscono, e introdurre norme nuove per rendere esigibili alcuni diritti ancora solo sulla carta”.