edilizia_10L’edilizia in Emilia Romagna sta attraversando una fase che, senza esagerazioni, assume di giorno in giorno dimensioni drammatiche.

Dall’inizio della crisi nel 2008 sono stati persi in questa regione 26.000 posti di lavoro, 6.500 solo nell’ultimo anno. Pur essendo la situazione, le cause e gli effetti della crisi, più o meno in linea con le dinamiche nazionali, la vicenda emiliano-romagnola ha delle peculiarità che derivano dal particolare e storico assetto produttivo molto legato al traino delle grandi cooperative edili.

Proprio in questi giorni, però, assistiamo al progressivo franare del modello produttivo proprio a partire dalla cooperazione. Le recenti richieste di ammissione al concordato preventivo di importanti imprese cooperative quali ad esempio Coopsette e Unieco di Reggio Emilia (che coinvolgono migliaia di lavoratori) impongono un ripensamento dell’approccio ad una crisi che a questo punto non può non essere considerata di sistema e di modello.

Si avverte la sensazione che si proceda caso per caso, non considerando l’effetto domino che si sta producendo: per ogni grande azienda che porta i libri in tribunale ce ne sono migliaia che muoiono.

In breve, si ha la certezza del prezzo altissimo sul piano occupazionale e produttivo, senza avere anche solo una vaga idea di quale scenario si sta costruendo. Siamo al si salvi chi può?

Come Fillea-Cgil Emilia Romagna riteniamo che invece il momento meriterebbe un approccio più adeguato alla grandezza ed alla complessità dei problemi che dobbiamo affrontare. Come si ristruttura il settore e come si riorganizza la cooperazione edile? Quali strumenti ci diamo per salvare l’occupazione e le piccole imprese che corrono il rischio di rimanere stritolate dai processi in corso? Quali strumenti finanziari adoperiamo (e noi riteniamo che ve ne siano) per avere a disposizione quel minimo di tempo necessario a fare una discussione che non rincorre i problemi, ma prova ad anticiparli?

E’ chiaro a tutti che questa crisi ha radici e cause che in larga parte non possono essere attribuiti a chi sul territorio si è trovato a fronteggiarne gli effetti. E’ altrettanto chiaro che ci sono temi che attengono ad altri livelli e che vanno risolti rapidamente: pagamento dei crediti da parte della pubblica amministrazione, sblocco del patto di stabilità, garantire la necessaria liquidità attraverso il sistema del credito. Ma è anche vero che fino ad oggi abbiamo assistito al perpetuarsi di una logica che affronta i problemi caso per caso come se ogni singola realtà fosse un’isola o un piccolo principato.

Noi crediamo che invece sia necessario, mettendo insieme tutti i soggetti coinvolti, provare a disegnare l’assetto che immaginiamo per il futuro (quale edilizia, con quali e quante imprese anche cooperative, con quali professionalità) ed in conseguenza condividere e rivendicare, insieme se necessario, gli strumenti di accompagnamento.

Ad una sfida di questa portata la Fillea-Cgil dell’Emilia Romagna sarebbe pronta e disponibile, al sistema della cooperazione diciamo “se ci sei batti un colpo”.

(Luigi Giove, Segretario Generale FILLEA CGIL Emilia Romagna)