Pagare le tasse è un dovere civico e i pensionati e le pensionate lo fanno puntualmente sulle loro pensioni. Il riepilogo di quanto percepito e di quanto pagato al fisco sta nel Cud, il certificato che ogni anno viene inviato a chi lavora e a chi è in pensione per avere la propria posizione e per procedere alla dichiarazione dei redditi.

Quest’anno l’Inps, nel quadro di una spending review sempre meno equa e sempre più vessatoria, ha unilateralmente deciso che il Cud non sarà più inviato a domicilio dei pensionati e delle pensionate. Per ottenerlo bisognerà essere in grado di scaricarlo su un computer “utilizzando l’apposito Pin” (!) ovvero rivolgersi a un Caaf o a un commercialista!

Al danno si aggiunge la beffa, ancora una volta tutta caricata sulle spalle dei pensionati che saranno costretti a non sempre agevoli (e non sempre alla portata di tutti) “smanettamenti” al computer per chi ce l’ha, ovvero a fare file presso qualche ufficio per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto elementare. Peraltro, oltre al Cud, l’Inps da quest’anno non invierà più neppure l’Obis-M, il modello che certifica l’ammontare della pensione (diciamo, la busta paga del pensionato): anche quello passerà solo per via informatica.

Lo Spi e il sistema dei servizi della Cgil si organizzeranno per garantire comunque ai pensionati e alle pensionate la possibilità di entrare in possesso della documentazione che li riguarda, senza chiedere alcun corrispettivo e quindi in modo del tutto gratuito. Nello stesso tempo, a livello nazionale, si sta cercando in ogni modo di affrontare e risolvere il problema direttamente con l’Inps, perché receda dalla scelta compiuta.

Una valutazione è tuttavia possibile e amaramente inevitabile: da troppo tempo si adottano provvedimenti che colpiscono sempre i più deboli, che creano disagio, che tagliano reddito, che impongono nuovi ticket, nuove tasse, nuove farraginosità burocratiche sempre e solo a carico dei più deboli e questo è intollerabile: la nostra lotta e la nostra mobilitazione sarà continua e forte, perché finalmente chi dirige questo Paese cominci a farsi carico della necessità di scelte eque, che non penalizzino chi ha più problemi e chi sta peggio, a partire dai pensionati e dalle pensionate.

 

(Bruno Pizzica – segreteria regionale Spi-Cgil Emilia-Romagna)