Estendere la possibilità di utilizzare gli orti sociali del territorio modenese anche a giovani e famiglie, prestando particolare attenzione alle condizioni di disagio economico e sociale dovute alla difficile situazione lavorativa (disoccupazione, cassa integrazione, mobilità e altro) o a condizioni di disagio psicofisico. E ancora, individuare nell’ambito della pianificazione urbanistica e delle risorse disponibili nuove aree da destinare ad uso ortivo, assegnandole anche provvisoriamente ad associazioni, comitati di cittadini o semplici cittadini senza limiti di età.

E’ quanto chiesto dal Consiglio comunale nella seduta di lunedì 29 aprile con l’approvazione di due ordine del giorno del Pd, di cui uno emendato dalla consigliera Sandra Poppi (Modenasaluteambiente.it) per abbassare l’età minima di accesso a 50 anni. Si sono espressi a favore del primo il Pd, Modena futura e Msa, mentre si sono astenuti Pdl, Fratelli d’Italia, Sel, Lega nord, Mpa, Etica e legalità, Udc, e il consigliere del Pd Michele Andreana. L’emendamento proposto da Msa ha ottenuto anche il voto favorevole di Modena futura e l’astensione di tutti gli altri consiglieri presenti in Aula. Hanno votato a favore del secondo oltre al Pd, Fratelli d’Italia e Modena futura, mentre si sono astenuti Pdl, Udc, Sel, Lega nord, Mpa, Etica e legalità, Msa, e Andreana del Pd.

 

La prima mozione chiede di prevedere, nella prospettiva del rinnovo del Regolamento comunale, le modifiche necessarie per la parte relativa ai requisiti di ammissione, alle modalità di assegnazione dei lotti e alla durata della concessione degli stessi, oltre a definire sulla base degli indirizzi indicati le modalità di selezione delle richieste a cura degli organi o delle commissioni competenti. L’ordine del giorno, oltre a evidenziare l’importante funzione degli orti urbani dal punto di vista urbanistico, del presidio e della qualità della vita, e sociale, sottolinea la possibilità di risparmio, per le famiglie in difficoltà economica, che può derivare dalla coltivazione diretta di prodotti destinati all’autoconsumo. Questa possibilità potrebbe consentire alle famiglie in disagio “di non rinunciare per ragioni economiche all’apporto di elementi nutritivi essenziali. La crisi economica incide pesantemente sui redditi delle famiglie e dei giovani, andando ormai a toccare anche le abitudini alimentari. La spesa alimentare infatti si e’ ridotta in misura tale da tornare nei primi mesi del 2012 ai livelli di quasi 30 anni fa e i più colpiti sono i prodotti ortofrutticoli”. Il documento evidenzia inoltre il beneficio “dell’osmosi generazionale derivante dallo scambio culturale tra generazioni e da un aiuto reciproco” che potrebbe avvenire nella coltivazione degli orti, finora prerogativa dei Comitati anziani. La seconda mozione chiede inoltre di preservare e valorizzare le esperienze esistenti nel territorio modenese, come ad esempio quella attiva alla fattoria Cento Fiori di Marzaglia, e di prevedere specifici regolamenti in modo da dare vita attiva ma regolata e responsabile al modello degli orti urbani.

Numerosi gli interventi in Aula nel merito degli spazi dedicati alla coltivazione

L’approvazione delle due mozioni sugli orti urbani avvenuta in Consiglio comunale lunedì 29 aprile è stata preceduta dall’intervento di numerosi consiglieri, a dimostrazione del comune riconoscimento del ruolo ricoperto da questi spazi.

Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia ha evidenziato disagi che gli sono stati segnalati per le modalità di gestione degli orti per anziani da alcuni incaricati e ha detto di condividere in larga misura l’impianto dell’ordine del giorno “ma bisogna fare attenzione visto che si vuole modificare un regolamento: capisco la situazione di difficoltà attuale dei giovani, ma gli anziani rimangono la categoria più debole e preferirei ci fosse una transitorietà su questa apertura”.

Per Eugenia Rossi di Etica e legalità “gli orti devono mantenere le caratteristiche che hanno avuto finora, cioè l’assegnazione agli anziani: per alcuni sono diventati ragioni di vita, non possiamo creare competizioni tra gli utenti. E’ indispensabile quindi sviluppare un progetto, magari da inserire nel Psc, che individui i luoghi da mettere a disposizione, e credo che le regole e la distribuzione degli appezzamenti debbano fare capo all’Amministrazione”.

Secondo Sergio Celloni di Mpa la definizione “anziani” per questi orti andrebbe eliminata: “Se anche anagraficamente è così non va evidenziato perché rappresenta un deterrente”, ha detto evidenziando la presenza di alcuni orti in stato di abbandono. Per il consigliere “a fianco di questo tipo di progetto, che ha determinate caratteristiche, ci può essere una realtà diversa dedicata all’aggregazione, magari dedicata alle famiglie”.

Adolfo Morandi del Pdl ha definito l’esperienza degli orti “utile e importante, ma non so se c’è la necessità di incrementarli”, ha aggiunto. “L’utilizzo di un orto a fini alimentari è però relativa, mi sembra fuori dal mondo pensare che un giovane possa sfamare una famiglia coltivando un orto. Preferisco che l’Amministrazione gli offra la possibilità di fare un corso di formazione per imparare un lavoro e ricollocarsi piuttosto che dirgli di andare a coltivare due patate per mangiare”.

Per il Pd, William Garagnani ha evidenziato come gli orti per anziani assolvano alla funzione di presidio del territorio: “Se al parco XXII Aprile ci fosse un appezzamento di orti sarebbe garantito un controllo costante che ridurrebbe il degrado”, ha affermato. “Credo che andrebbero previsti in tutti i parchi e in questa direzione è molto importante la proposta dell’ordine del giorno di individuare nuove aree”. Secondo Giuliana Urbelli, prima firmataria delle mozioni, “è un tema di opportunità e diritti per tutti: Perché non si può affidare temporaneamente una porzione di aree anche da riqualificare a una persona che abbia meno di 55 anni? Nessuno intende mettere in discussione l’esperienza degli orti per anziani gestita dall’Ancescao, si chiede solo di introdurre la possibilità di accedere agli orti anche a persone più giovani, e sarà la stessa associazione a valutare se aprirsi o meno”. Il capogruppo Paolo Trande ha chiarito che “nessuno ha mai pensato che l’apertura degli orti per anziani o l’individuazione di nuovi spazi fosse una sorta di ammortizzatore sociale. La nostra proposta non nasce sotto questa stella, ma vede in questi spazi, così come nelle polisportive e in altre realtà un’occasione per creare coesione sociale: siamo convinti che la funzione sociale sia prevalente rispetto a quella economica che è residuale”.

Federico Ricci di Sel ha chiesto di sospendere la discussione e il voto sulle mozioni “per avere il contributo degli altri assessori coinvolti, quello all’ambiente e quello all’urbanistica, che ritengo sia importante nell’interesse di tutti per completare il quadro conoscitivo, allo stato attuale di difficile comprensione. Si potrebbe così individuare un documento che delinei in modo organico la questione”. La proposta del consigliere è stata però respinta dai proponenti.

Nel dibattito è intervenuta anche Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali, sanitarie e abitative: “A Modena sono 1780 gli orti messi a disposizione degli anziani, attraverso l’associazione nazionale Ancescao, con la finalità di prevenire e rallentare l’invecchiamento e offrire momenti di socializzazione”, ha spiegato. “Rispetto agli anziani, la richiesta in vista della formulazione del nuovo regolamento è quella di alzare l’età da 55 a 60 anni per l’accesso a questa e ad altre attività, mentre ci è pervenuta la richiesta di alcune associazioni di assegnare appezzamenti di terra sulla basa del reddito, da individuare però in altri luoghi o in quelli per anziani che rimangono non assegnati”.