E’ ripreso in Aula il dibattito sul progetto di legge di modifica della norma “Disciplina dell’intervento pubblico nel settore abitativo”, interrotto dopo il dibattito generale nella scorsa seduta dell’Assemblea legislativa, in seguito alla richiesta di Silvia Noè (Udc) e di Giovanni Favia (Misto), che, in due distinti interventi, viste anche le posizioni distanti fra maggioranza e opposizione, avevano messo in luce la necessità di rimandare l’esame dell’articolato e dei 143 emendamenti, per potersi confrontare in modo approfondito su un tema “così delicato”.

E’ in corso, quindi, l’esame dei 36 articoli da cui è composto il testo e dei 143 emendamenti, 5 a firma del relatore Mario Mazzotti (Pd), 120 di Galeazzo Bignami (Fi-Pdl), 6 di Manes Bernardini (Lega nord), 5 di Giovanni Favia (Misto), 4 di Manica Donini e Roberto Sconciaforni (Fds), 3 di Silvia Noè (Udc) , 1 di Franco Grillini (Misto), Liana Barbati (Idv) e Giovanni Favia (Misto), 1 di Franco Grillini (Misto) e Liana Barbati Barbati (Idv).

E’ stato presentato anche un ordine del giorno, sottoscritto dai gruppi Pd (Paola Marani e Mario Mazzotti), Fds (Monica Donini) e Sel-Verdi (Gian Guido Naldi), per chiedere alla Giunta di sottoporre all’Assemblea legislativa un atto che contenga alcuni impegni, tra cui, in sintesi, quello che nessun alloggio resti sfitto, che si persegua l’equità, che si definiscano modalità più semplici di calcolo dei canoni e si mantenga una fascia di protezione per le fasce di maggior disagio.

GLI EMENDAMENTI

Tra gli emendamenti a firma Mazzotti, si ricorda quello che va a toccare uno dei nodi del testo licenziato dalla commissione, quello della percentuale fissa di riduzione dei limiti massimi di reddito per poter continuare a essere titolari di assegnazione di alloggi pubblici. La formulazione proposta assume il principio di migliorare la flessibilità in uscita dagli alloggi Erp, quindi il turn over, rinviando le modalità tecniche di applicazione a una delibera esplicativa che la Giunta proporrà in seguito all’Assemblea. Con questo emendamento sono abrogati i commi 2 e 3 dell’articolo 35 del progetto di legge che prevedevano un termine di cinque anni per coloro che si fossero trovati in una situazione di decadenza dal diritto di assegnazione dell’alloggio. Un altro emendamento di Mazzotti, ribalta il principio contenuto nel testo arrivato in Aula ampliando la possibilità agli assegnatari che si trovino in condizioni reddituali particolarmente difficili di richiedere al Comune la rideterminazione del canone.

In sintesi, inoltre, gli emendamenti di Bignami intendono affermare il principio che “nella selezione degli alloggi popolari prima vengono gli italiani” e che “devono essere premiate, nei punteggi e nelle assegnazioni, le famiglie tradizionalmente intese”. Altri emendamenti del consigliere sono rivolti a favorire l’assegnazione di alloggi alle forze dell’ordine, per promuovere l’insediamento delle loro famiglie. Gli emendamenti a firma Bernardini tendono, da un lato, a riformulare i criteri della formazione delle graduatorie, con l’intento di “favorire i cittadini emiliano-romagnoli”, prevedendo, per contrastare “i furbetti”, “più controlli rispetto alla veridicità delle dichiarazioni e alle capacità economiche reali dei richiedenti”. Altro fine quello di apprestare una gestione del comparto dell’edilizia residenziale più realista e equa ed è da rivedere, per l’esponente della Lega, anche la clausola valutativa che non deve essere “un esercizio teorico”, ma una “valutazione realistica del funzionamento della legge”. Gli emendamenti presentati da Noè insistono sui “criteri fondamentali” su cui basare l’assegnazione, che “non possono prescindere dalla residenza in regione del richiedente e dall’anzianità di permanenza nelle liste”.

Degli emendamenti del gruppo Fds, il primo chiede che sia cancellata l’inibizione, prevista nel testo, di dieci anni per fare domanda di accesso agli alloggi Erp per gli autori di iniziative di occupazione, anche simboliche, di case Erp sfitte. Gli altri, in sintesi, puntano a vincolare i proventi del piano di alienazione degli alloggi Erp alla formulazione di un contestuale piano di costruzione di altri alloggi, per recuperare la dotazione, entro un lasso di tempo che non vada oltre i cinque anni.

I due emendamenti sottoscritti da Grillini (Misto) e da Barbati (Idv), e uno anche da Favia (Misto), vanno a modificare l’articolo 24 della legge 24 e l’articolo 20 del progetto di legge di modifica. Nei due articoli, che riguardano l’assegnazione degli alloggi, si aggiungono le parole “dello stesso sesso”, riferendosi alla “famiglia costituita dai coniugi” e al “nucleo di persone”.

IL DIBATTITO GENERALE

Nella scorsa seduta si è quindi chiusa la discussione generale, che ha visto l’Aula dividersi tra chi, dai banchi dell’opposizione, considera il testo “inaccettabile” e chi, da quelli della maggioranza, lo reputa un buon lavoro.

Manes Bernardini (Lega nord), estremamente critico, ha parlato di una “legge vergogna”, di un testo che non fa nulla “per risolvere il problema di dare aiuto a chi ne ha veramente bisogno”. Anche Andrea Pollastri (Fi-Pdl) ha valutato negativamente un testo che avrebbe dovuto essere “più coraggioso, prendendo provvedimenti più radicali e innovativi, mentre di “buon senso che ha ceduto il passo al conservatorismo di parte dei sindacati” ha parlato Marco Lombardi (Fi-Pdl). Posizione contraria, quella espressa da Paola Marani (Pd),che ha difeso il lavoro di “manutenzione” fatto a questa legge, che non è stato finalizzato, né l’avrebbe voluto e potuto, a risolvere le problematiche relative all’emergenza abitativa, che devono essere affrontate non solo a livello regionale, ma anche nazionale. Ampia l’analisi di Monica Donini (Fds) sulle “carenze legislative e economico-finanziarie” dell’intervento statale in materia di politiche abitative, mentre Franco Grillini (Misto) è intervenuto per presentare due emendamenti per includere “anche le coppie dello stesso sesso nell’assegnazione delle case popolari”. L’invito di Gian Guido Naldi (Sel-Verdi) è a “non parlare di casta riferendosi agli inquilini delle case popolari perchè non si può accomunare chi si comporta secondo le regole e chi non la fa”, mentre per Giovanni Favia (Misto) “la guerra fra poveri purtroppo avviene già ed è nelle graduatorie” ed “è purtroppo necessario abbassare i limiti di reddito per la permanenza e incentivare il turnover. “Siamo arrivati al dunque – ha poi affermato Galeazzo Bignami (Fi-Pdl) – di un’istruttoria lunga che prosegue nella direzione errata in tema di politiche abitative”. Il relatore Mario Mazzotti (Pd), intervenuto per ultimo, si è dichiarato “tristemente stupito da questo dibattito surreale, fatto di argomentazioni che pensavo fossero ormai superate, specialmente davanti a supposte discriminazioni che numeri alla mano non esistono”. Ha chiuso il dibattito l’assessore all’Edilizia, Gian Carlo Muzzarelli, che ha detto di aver assistito a una discussione con “troppa demagogia e barriere ideologiche”.