Il parlamentare modenese Pd Edoardo Patriarca, specialista delle tematiche relative al Terzo settore, aveva denunciato a più riprese la precarietà della situazione e tentato, da ultimo, la strada degli emendamenti alla Legge di stabilità. Ora la Corte dei Conti ribadisce quanto segnalato: basta sperimentalismo sul “5 per mille dell’imposta sul reddito Irpef”, l’istituto deve essere stabilizzato e deve essere abrogato il tetto di 400 milioni di euro che limita, di fatto, la quantità di fondi che i contribuenti decidono di far arrivare ai singoli enti no profit. La materia è oggetto di una interpellanza urgente indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri Letta e al ministro dell’Economia e delle Finanze Saccomanni, presentata dai parlamentari Luigi Bobba, Milena Santerini e Raffaello Vignali e sottoscritta dai deputati modenesi del Pd Manuela Ghizzoni ed Edoardo Patriarca. “Come ha sottolineato autorevolmente anche la Corte dei Conti – spiegano gli on. Ghizzoni e Patriarca – occorre abbandonare definitivamente il carattere di provvisorietà che continua a permeare il “5 per mille”. I cittadini pensano di donare il 5 per mille, e invece, con il tetto massimo stabilito per legge, la cifra reale che arriva agli enti scelti è decisamente inferiore. Inoltre, lungaggini ed eccessiva laboriosità della rendicontazione fanno sì che gli enti non abbiano alcuna certezza temporale sull’arrivo dei fondi a loro destinati dai contribuenti”. Nel testo dell’interpellanza, poi, si ribadisce la necessità di mettere ordine nella categoria dei beneficiari: da una parte, infatti, esistono alcuni grandi enti capaci di convogliare verso di sé anche poche donazioni, ma molto cospicue e, dall’altra, ci sono organizzazioni a cui vengono destinate somme talmente modeste per cui è più alto il costo amministrativo per lo Stato che il beneficio effettivo poi spettante. Da ultimo, anche la “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita”, in corso di esame al Senato, conferma la necessità di una razionalizzazione dell’istituto. “Con l’interpellanza – concludono Ghizzoni e Patriarca – ribadiamo che è tempo di stabilizzare il 5 per mille, cancellarne il tetto massimo in modo da allocare l’intera somma scelta dai contribuenti e risolvere le incongruenze che la realtà di questi anni hanno mostrato”.