Il Consiglio comunale aderisce, e chiede alla Giunta di fare lo stesso, all’appello “Fermiamo la strage subito. L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo” e alla giornata di mobilitazione internazionale prevista per il prossimo 20 giugno 2015, giornata mondiale del rifugiato.

Nella seduta di giovedì 11 giugno ha infatti approvato l’ordine del giorno di Per me Modena “Fermiamo la strage dei profughi nel Mediterraneo” presentato dal capogruppo Domenico Campana. Si sono espressi a favore oltre a Per me Modena anche Pd, M5s e Sel, contro FI, astenuto CambiaModena.

Respinto invece un ordine del giorno di FI illustrato dal capogruppo Andrea Galli che chiedeva, in particolare, al Comune di esprimere alle Autorità nazionali la volontà di distinguere tra profughi e clandestini continuando a garantire ai primi l’assistenza e non accettando “ulteriori flussi di immigrati clandestini per motivi economici” consapevoli che “questo flusso, per natura e dimensioni, è di tali proporzioni che ogni arrivo/aiuto concesso moltiplica in misura esponenziale la partenza e l’arrivo di altri clandestini”. Si è espresso a favore FI, contro Pd, Sel, Per me Modena, M5s, astenuto CambiaModena.

L’appello, che vede firmatarie numerose organizzazioni ed è parte integrante dell’ordine del giorno approvato, evidenzia che “pace, sicurezza, benessere sociale ed economico si raggiungono solamente se si rispettano l’universalità dei diritti umani di ogni donna e di ogni uomo” e che “la regione del Mediterraneo è una polveriera e il mare è oramai un cimitero a cielo aperto. Dall’inizio del 2015 – si legge nel documento – nel Mediterraneo sono morte più di1700 persone. L’Europa, per storia, per cultura, per geografia, per il commercio, è parte integrante di questa regione ma sembra averne perso memoria. Il dramma di profughi e migranti, il loro abbandono in mano alle organizzazioni criminali, il dibattito su come, dove e chi colpire per impedire l’arrivo di uomini e donne che cercano rifugio o una vita dignitosa in Europa, non è altro che l’ultimo atto che testimonia l’assenza di visione politica da parte dei governi dell’UE”.

Nel documento si sottolinea inoltre che l’UE “ripropone soluzioni che hanno già dimostrato di essere miopi e di produrre effetti opposti agli obiettivi dichiarati”, che “aumentare le risorse per avere più controlli e più mezzi per pattugliare le frontiere, anziché salvare vite umane, è sbagliato e non fermerà le persone che vogliono partire per l’Europa”, e che “questa drammatica situazione ha responsabilità precise: le scelte politiche e le leggi dei Governi europei che non consentono nessuna via d’accesso sicura e legale nel territorio dell’UE e costruiscono di fatto quelle barriere che provocano migliaia di morti nel Mediterraneo, nel Sahara, nei paesi di transito, nella sacca senza uscita che si è creata in Libia. Scelte coscienti e volute che configurano un crimine contro l’umanità”.

L’appello individua infine le priorità per uscire dall’emergenza: l’attivazione da parte dell’UE di un programma di ricerca e salvataggio in tutta l’area del Mediterraneo; il ritiro di ogni ipotesi di intervento armato contro i barconi; l’apertura di canali umanitari e vie d’accesso legali al territorio europeo, “unico modo realistico per evitare i viaggi della morte e combattere gli scafisti”; la sospensione del regolamento di Dublino per consentire “ai profughi di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente, con un fondo europeo ad hoc, l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi”, nella prospettiva “di arrivare presto a un sistema europeo unico d’asilo e accoglienza condiviso da tutti i Paesi membri”; la messa in campo in tutti i Paesi dell’UE di un sistema stabile d’accoglienza, unitario e diffuso, per piccoli gruppi; l’intervento nelle tante aree di crisi per trovare soluzioni di pace; la sospensione di accordi con Governi che non rispettano i diritti umani e le libertà, con il blocco delle forniture di armamenti; la programmazione di interventi di cooperazione per lo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere; il sostegno di un piano di investimenti pubblici per l’economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica; la rinegoziazione dei debiti pubblici e l’annullamento di quelli non esigibili o prodotti da accordi e gestioni clientelari o di corruzione.

La mozione approvata fa infine riferimento all’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo il quale “‘ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese’, consacrando pertanto il diritto di emigrare – lo jus migrandi – come diritto universale conferito a tutti gli esseri umani”.

IL DIBATTITO IN AULA SUGLI SBARCHI IN ITALIA

L’intervento dei consiglieri prima dell’approvazione della mozione di Per me Modena

L’approvazione dell’ordine del giorno di Per me Modena con cui il Consiglio comunale ha espresso l’adesione all’appello “Fermiamo la strage subito. L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo” (a favore Per me Modena, Pd, M5s e Sel, contro FI, astenuto CambiaModena) è stata preceduta dall’intervento di alcuni consiglieri. Respinta la mozione di FI che chiedeva la distinzione tra profughi e clandestini.

Per il Pd, Marco Forghieri ha espresso apprezzamento per la mozione approvata: “Credo si debba tornare a discutere di questi temi in Europa – ha affermato – dove è giusto che si parli di politica oltre che di come coltivare le pesche. Si vuole nazionalizzare gli svantaggi e internazionalizzare i vantaggi e questo non va bene”. Secondo il consigliere, per cambiare le cose “va ridiscusso il trattato di Dublino approvato nel 2003”. Per Federica Di Padova “quello delle morti in mare è un dramma cui si sta assistendo in silenzio. La storia dell’umanità intera è piena di immigrazione – ha proseguito – e non si supera con la difesa dei confini, non si sa da cosa. Serve un intervento della politica per governare questi fenomeni, che si deve dimostrare all’altezza di questa grande sfida”. Federica Venturelli ha ricordato che “nei cinque Stati di Germania, Ungheria, Italia, Inghilterra, Francia e Svezia si è risposto al 77 per cento delle richieste d’asilo: gli altri 22 Stati dove sono?”, ha domandato. L’emergenza va risolta insieme, anche tra le varie Regioni in Italia, ed è importante ripensare al trattato di Dublino superando il criterio del primo Paese di arrivo rispetto all’equa distribuzione degli sforzi tra gli Stati membri dell’UE”. Antonio Carpentieri ha precisato che “quella di clandestino è una classificazione tipicamente italiana, con la quale si è reso reato penale il fatto di essere in Italia senza documenti, togliendo dignità alla persona. Rifugiato è un termine giuridico che definisce che chi vive in determinate situazioni nel proprio Paese deve essere protetto da un altro Paese, il profugo è chi scappa da calamità e guerre. Ma la distinzione tra clandestino, rifugiato o profugo voluta dalla mozione di FI – ha continuato – è molto difficile in quanto c’è un misto di tutte queste situazioni nell’immigrazione e una persona può rientrare in più d’una”. Fabio Poggi ha ricordato che “si sta parlando di persone, non di oggetti o merci che circolano tra diversi confini. E di persone che vivono un dramma. Bisogna fermare i fenomeni alla partenza – ha proseguito – che ovviamente non significa al di là del mare ma dove origina il problema. Va poi evidenziato che le reali competenze del fenomeno immigrazione sono esclusivamente dello Stato e che gli Enti locali possono applicare al meglio le azioni che lo Stato stesso determina”. Anche il capogruppo Paolo Trande ha sottolineato che “la distinzione tra profughi e clandestini è inattuabile: le stesse Commissioni che attribuiscono lo status di rifugiato ci mettono 12, 14 o 16 mesi”. Il consigliere ha poi evidenziato che “a Modena, nei limiti del possibile, si è cercato di fare politiche attive nei confronti degli immigrati insegnando loro la lingua italiana, coinvolgendoli nella riparazione delle panchine o altro, ma come volontari perché la legge vieta il lavoro a queste persone”.

Per Marco Cugusi di Sel “se ci sono cittadini in difficoltà nell’altra sponda del Mediterraneo, per guerra, fame, miseria o malattie, qualsiasi Nazione civile deve fare il massimo sforzo di accoglienza. Bisogna tornare a discutere di politica di immigrazione con l’Europa – ha aggiunto – solo in questo modo possiamo girare a testa alta e guardare in faccia i nostri figli quando torniamo a casa”.

Giuseppe Pellacani di FI, in riferimento alla propria mozione, ha evidenziato che “gli errori dipendono non solo dalla convenzione di Dublino ma da una serie di applicazioni e di prassi nell’accoglienza dei profughi. Bisogna avere la consapevolezza che non ce la possiamo fare e, di fronte a ciò, creare illusioni è sbagliato. Se non incominciamo a capire cosa possiamo fare con le nostre forze, perché siamo lasciati soli, tali persone rimarranno per molto tempo in un limbo”.

Mario Bussetti del M5s si è detto d’accordo sul “cercare un’azione migliore rispetto al fenomeno agendo a livello europeo e comprendendo le ragioni che portano tante persone a scappare dai propri Paesi di appartenenza. Dire ‘non li voglio’ – ha aggiunto – non è una soluzione perché non smetteranno di arrivare per questo. Tale posizione non risolve niente: non esiste una forma di controllo ragionevole, al di là degli aspetti ideologici”.